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Unipol rinuncia al ricorso al Tar sulle cessioni

Il gruppo bolognese già da metà giugno aveva avviato il processo di vendita degli 1,7 miliardi di premi

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Dopo diversi rinvii, Unipol fa marcia indietro. La compagnia bolognese ha infatti formalmente rinunciato al suo ricorso al Tar del Lazio contro il provvedimento con cui nel giugno dello scorso anno l'Antitrust aveva autorizzato l'iter per la fusione con il gruppo Fondiaria Sai, imponendo alla compagnia bolognese e a Mediobanca l'adozione di una serie di misure a tutela della concorrenza, tra cui la cessione di 1,7 miliardi di premi della Milano Assicurazioni.

L'atto di rinuncia (del quale allo stato non si conoscono i termini) è stato depositato ieri e confermato oggi dai legali di Unipol davanti alla Prima sezione del Tar. Unipol aveva in particolare contestato il provvedimento col quale l'Antitrust ha imposto di cedere premi per non superare la soglia del 30% di mercato, sia a livello nazionale, sia provinciale. Per il calcolo della quota la compagnia guidata da Carlo Cimbri puntava a utilizzare i dati dell'Ania, l'associazione di categoria delle assicurazioni, e non quelli dell'Ivass, che non prendevano in considerazione le attività dei concorrenti esteri operanti in regime di libera prestazione di servizi in Italia, così da restringere l'ampiezza della torta di mercato su cui calcolare la quota di Unipol-Sai. Nel frattempo, a partire da metà giugno, il gruppo bolognese ha avviato il processo di vendita di premi per 1,7 miliardi di euro, dei quali 800 milioni solo nel settore dell'Rc auto.

L'inversione di rotta emersa oggi sarebbe probabilmente collegata ai dubbi sull'opportunità di intraprendere una strada, quella giudiziaria, dall'esito incerto - un'incognita in più anche per i potenziali compratori - e di preferire invece quella del dialogo con l'autorità. In particolare uno dei punti che potrebbe aver favorito la decisione di rinunciare al ricorso riguarda l'interpretazione del dato da usare per calcolare la quota del 30% della raccolta premi. L'idea emersa sarebbe quella di utilizzare i numeri Ivass ma con riferimento alla situazione di mercato a fine 2013 e non 2012. Potrebbe così scendere, in valore assoluto, sotto quota 1,7 miliardi di euro, l'ammontare dei premi da cedere, accontentando da una parte Unipol, 
d'altra l'autorità garante della concorrenza sul limite del 30%.

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