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Pir: informarsi prima dell’uso

Per i piccoli risparmiatori, per quella parte d’italiani che ancora se lo possono permettere, investire piccole cifre non è poi così complicato. Molte persone sono contrarie alla sottoscrizione di contratti vita che  offrono prodotti che  possono andare a integrare la previdenza statale ma anche incentivare il risparmio o l’investimento.
Certo, una polizza vita, ad esempio come la unit linked, ad ampio contenuto speculativo, ha risvolti particolari: ci vuole un piano di versamento costante, portato avanti negli anni e per garantirsi un capitale o una pensione integrativa degna di questo nome, è indispensabile fare i conti con il proprio budget, dal quale va tolta una cifra non modesta e costante, per creare un capitale da riscattare a scadenza, se lo si desidera, oppure consono per creare una pensione integrativa, che poggia sempre sull’età d’inizio del piano risparmio, sul premio annuo e sulla durata.

Da quest’anno esistono sistemi diversi, approvati con la legge di Bilancio 2017, per accedere alla possibilità di un risparmio puro, che esula dall’ambito di una polizza vita.
La legge ha introdotto i Pir (Piani individuali di risparmio), forma d’investimento a medio termine. Proposti e coordinati da una società di gestione del risparmio, ma anche da compagnie di assicurazione, istituti di credito o nell’ambito del risparmio amministrato e riservato alle persone fisiche.
Non meno importanti sono i vantaggi per le imprese, che tramite i sopra detti Pir, potranno contare su un canale di finanziamento alternativo a quello tradizionale bancario.
Si stima che circa il 70% dei crediti alle imprese derivino dalle banche. Non di rado sono finanziamenti a revoca e, quindi, non consentono ai piccoli imprenditori di disporre con tranquillità di una liquidità stabile.
I sottoscrittori ottengono anche vantaggi fiscali interessanti se il mantenimento dello stesso Pir non sarà inferiore ai cinque anni. Esso non è soggetto a penali o vincoli particolari, per chi interrompe prima della scadenza del quinquennio. In questo caso, quando si rinuncia anticipatamente, si dovrà restituire l’imposta risparmiata (26%).
Questa forma di accantonamento, questi piani, sono già presenti da tempo all’estero, e godono di grande successo. Creati ad hoc per piccoli risparmiatori, va tenuto conto che ogni singolo Pir non può essere superiore ai 30 mila euro di versamento nei suddetti cinque anni, e non si possono singolarmente superare i 150 mila in piani individuali. Nella sostanza i vantaggi sono quelli di non pagare imposte sul capital gain, dividendi, successione e donazione.

Le risorse raccolte con i Pir potranno essere investite in diversi strumenti finanziari, come obbligazioni, quote fondi d’investimento, ecc. Un vincolo di diversificazione prevede che il 70% di quanto investito debba essere destinato a strumenti finanziari emessi da imprese italiane.
In Piazza Affari a Milano esistono mercati nei quali si possono scegliere titoli che soddisfino i requisiti richiesti. I Pir non hanno una durata massima; è invece definita una durata minima di cinque anni, come già detto. Per chi lo desidera, la durata può diventare anche più lunga.
Esistono inoltre le spese di sottoscrizione e gestione, ma anche di performance. È consigliabile una diligente attenzione a ciò che si firma, al fine di controllare l’ipotetico vantaggio fiscale e i costi per accedere al Pir, proprio in virtù che questi ultimi non vadano a rosicchiarne i vantaggi delle imposte.
Volendo si potrebbe anche usare il fai da te per sottoscrivere un Pir, godendo dei chiari benefici della normativa, cioè l’esenzione dell’imposta ma anche la totale assenza di costi d’entrata. Le disposizioni di legge prevedono la possibilità di aprirsi con conto Pir direttamente presso il proprio deposito titoli, ossia il dossier che la banca o l’intermediario predispone per gli investimenti.

Al contrario delle compagnie di assicurazione, i cui uffici studi stanno predisponendosi ad aggredire il mercato, con prodotti studiati a tavolino, le banche sembrano poco ricettive sul tema.
Comunque dobbiamo tenere presente che il delicato argomento risparmio non deve essere soggetto alla moda del momento .
L’argomento accantonamento, in una famiglia, deve essere pianificato con attenzione e diversificato. A oggi, possiamo tranquillamente dichiarare che i Pir, seppur nuovi, hanno già avuto un discreto successo.
I dati statistici vanno a confermare, guardando le cifre dei singoli gruppi, la buona accoglienza ottenuta da questi strumenti sui quali il mercato spera in un possibile rilancio dell’economia.
Lo stesso governo ha rivisto le stime di raccolta per il 2017, aumentando le stesse a 10 miliardi, contro i precedenti due miliardi ipotizzati all’entrata in vigore della legge.

È mia personale opinione: l’accedere a un risparmio gestito come i Pir non può avere come zoccolo duro e veicolo di conoscenza al grande pubblico solo la leva fiscale.
La formazione di chi li vende e l’informazione di chi li acquista è, e resta, come sempre, essenziale.

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