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E se arriva l’intelligenza artificiale?

L’umanità sarà in grado di gestire, un giorno, l’intelligenza artificiale?
Oggi il cuore della nostra filosofia d’avanzamento verso un futuro tuttora oscuro e incerto sono gli algoritmi.
Creare soluzioni all’avanguardia, per guadagnare il tempo perduto, migliorare la qualità del lavoro e rendere più soft i processi lavorativi. Dovremo vivere l’era digitale da protagonisti o rimpiangere la vecchia Lettera 22 di Olivetti?

Google, Facebook e Microsoft sono già pronte ad affrontare un futuro fantascientifico. L’intelligenza artificiale è e resta, l’evoluzione più interessante degli ultimi anni. Progetti basati sugli algoritmi in grado di apprendere si moltiplicano; le grandi imprese investono cifre da capogiro per riuscire ad assicurarsi software capaci di portare queste macchine a ragionare come una mente umana.

Molti di voi avranno letto, e forse visto il film del ’54, “20 mila leghe sotto i mari”. Verne fu insuperabile nella sua fantasia e mai nessuno, allora, ne avrebbe previsto la realizzazione pratica.
Certo, sullo sfondo di questo generale entusiasmo, una grave ombra aleggia sulla futura sicurezza. Abbiamo potuto ascoltare le voci di esperti informatici mondiali, letto le loro opinioni sui maggiori quotidiani e anche essi hanno espresso gravi perplessità.
In questa corsa dei big verso l’uomo-macchina, l’intelligenza superiore, gli esperti intravedono un futuro tutt’altro che scontato. Il pericolo più grave è che i programmatori commettano errori e creino vulnerabilità alla sicurezza dei software.

Finché i “codici” saranno scritti dagli uomini, esisteranno sempre i bug e siccome questi ultimi sono le corsie preferenziali, bisognerebbe liberarsi dei programmatori e rimpiazzarli con un sistema di intelligenza artificiale. Che non commette errori. E se vi fossero, sarebbero così complicati che gli uomini non riuscirebbero a sfruttarli in alcun modo. Potremmo pensare che questa sia una grandiosa soluzione, ma se volessimo rifletterci seriamente potrebbe apparire spaventosa.
Una macchina in grado di apprendere come un cervello umano, creando un certo panico sul suo continuo crescere in potenza, potrebbe diventare un grave pericolo per l’intera umanità.

I cosiddetti AI agent potrebbero rivoltarsi prima di quanto si possa ipotizzare. E per quanto la minaccia possa sembrare un film di fantascienza (Guerre Stellari?), i paperoni del mondo lavorano incessantemente per far sì che questa corsa, inversamente proporzionale, non distrugga l’intera umanità.
Si dice che Google stia progettando un metodo che, in caso di vero pericolo, riuscirebbe a spegnere immediatamente il cervellone.
Elon Musk, ceo di Tesla, ha dichiarato che la corsa all’intelligenza artificiale è “più pericolosa del demonio”;  Bil Gates, fondatore della Microsoft, insisteva sempre sull’assoluta necessità che il sistema andasse “controllato”.
Le dichiarazioni appaiono rituali, ma si scontrano terribilmente con le azioni e la ricerca sempre in atto.
Eppure la Silicon Valley spinge fortemente e pesantemente verso l’intelligenza artificiale.

Oggi grandi business… e domani?



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