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Noi donne più intelligenti?

Il gentil sesso migliora…. Siamo più intelligenti degli uomini? Da questo dilemma, dopo centinaia di secoli, si esce soddisfatte. Lo afferma James Flynn, psicologo, tra i maggiori esperti in materia dell’intero pianeta. Anni di studio hanno messo in evidenza che il Q.I. (quoziente di intelligenza) delle donne, oggi, è  superiore  a quello degli uomini. Negli ultimi cento anni il quoziente intellettivo dell’umanità è salito: più velocemente per le femmine. 

Alcuni dati: oltre il 17% della popolazione mondiale detiene 116 punti di Q.I.;  121 punti,  il 10%;    14 3 punti ,   l’1% ;  158 punti 1 persona su 10.000;  1 6 4  punti,  1 essere umano  su 30.000.  Nell’ultima “ trance” c’è Mozart, il grande musicista.  Lo studio di Flynn precisa, inoltre, come è suddivisa, intellettivamente,  oggi,  l’umanità:  il 3,5% ha un Q.I. inferiore al 70%;  il 21,5% tra il 60 e 90;  il 50% tra il 90 e il 110;  il 23% tra 110 e 130;  solo il 2% -  uomini e donne – supera il 130!  In questa ricerca, ad emergere  sono gli esseri umani di sesso femminile. Forse il primato c’è sempre stato, fin dall’inizio della creazione. Migliaia di anni trascorsi in una sorta di limbo che prevedeva solo l’assoluta sudditanza verso il maschio. Alle donne non era concesso nulla, tanto meno la potenzialità di esprimere le proprie  potenzialità; sempre alla ricerca convulsa di una identità, non solo intellettiva.  

Gli ultimi cinquant’anni sono passati nel faticoso sforzo di dover coniugare lavoro, famiglia, figli e – non ultimo – le proprie ambizioni: la carriera. Quante rinunce sono state effettuate su quest’ultimo fronte? Sta di fatto che oggi, il cosiddetto “sesso debole”, ottiene ottimi risultati sui test che avvalorano il Q.I., nettamente  superiore  a quelli degli uomini. Ciò si evidenzia, pare, per  la prima volta e, ovviamente, non succede in ogni Paese. Ma questa è la tendenza.  A che si deve questo stato evolutivo? All’alimentazione, a un tenore di vita migliore, all’igiene o, forse, è l’effetto che ne ricava il cervello dalla convulsa vita moderna, che investe oggi le donne.  

A parere dI Flynn, questo risultato  è sicuramente un dato “emergente”, ma  è solo l’inizio! Come dire: “il bello deve ancora arrivare”!! Questi esperimenti sul Q.I., per la verità, sono da tempo controversi. Non tutti gli esperti sono d’accordo sul metodo. La storia ci ha insegnato che, a volte, questi test sono stati usati tristemente e tragicamente per fini razziali,  alla ricerca della  “razza eletta”!  Oggi tutto si è modificato. L’essere umano ha preso coscienza delle proprie capacità intellettive e i più moderni test vengono usati normalmente come sistema di analisi clinica, accademica e lavorativa. 

Sempre Flynn sostiene che nei Paesi occidentali il Q.I. cresce, per ambedue i sessi, mediamente di un 3% ogni decennio. Non poco.  Proviamo a parametrare la nostra odierna mentalità di “donne manager”, ad esempio, con quella delle nostre nonne. Le “buonanime”, dal confronto, ne uscirebbero sconvolte! Il modus vivendi odierno ha spinto molte donne a misurarsi con l’uomo senza grossi timori. In Italia la conquista del “Diritto di Famiglia, divorzio, aborto” ,  ha spinto centinaia di migliaia di donne all’assunzione di responsabilità,  forti e consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri. Si consentono scelte di vita che – solo mezzo secolo fa - sarebbero state impensabili. 

Nella donna italiana questo stimolo al cambiamento è stato conquistato con maggiore sacrificio e fatica. Serie difficoltà per emergere da una cultura  maschilista, dal  padre-padrone al marito, radicata ancor oggi in moltissimi animi: quello dei padri, dei figli e dei nipoti. Senza dimenticare il ruolo millenario della Chiesa che, sicuramente, ha gravemente rallentato il processo di indipendenza, anche psicologica, dall’uomo. La donna nostrana, dal “suo” primo voto ad oggi, ha percorso tanta strada, sicuramente tutta in salita, ma piena di soddisfazioni. 

Primo traguardo, per molte, l’indipendenza economica: unico grande obiettivo di vita. Saremo più intelligenti ma anche più coraggiose, più determinate, intellettualmente meno portate agli “inciuci”: sappiamo scegliere e paghiamo a testa alta il prezzo delle nostre opzioni di vita. Più idealiste, ma con la caparbia capacità di portare  in porto anche i sogni. In altre parole, oggi, con ruoli maggiormente autonomi, ci sono maggiori possibilità di esprimere le proprie capacità, malgrado  il sistematico “catenaccio” calcistico,  messo in atto, tuttora, da molti uomini. 

Forse questa “sfacciata” indipendenza femminile, che non sa trovare mai la giusta via di mezzo, ha creato serie difficoltà a molti uomini. Confesso che è difficile trovare un giusto compromesso! Certo, a nessuno può sfuggire che solo in Italia si è sentita la necessità di varare una legge ad hoc, per attuare la parità lavorativa tra i due sessi (legge Anselmi), peraltro, ancora oggi, sistematicamente violata.  Sempre in Italia si fa un gran parlare delle fatidiche “quote rosa”: pari possibilità elettive nelle due ali del Parlamento. Se ne discute…tanto…, ma il sesso  “forte”…resiste… Teme  forse la concorrenza? Consce di possedere un pizzico di maggiore intelligenza, abbiamo anche la possibilità di far credere, a chi ci sta vicino, che il nostro “lui” sia l’unico essere pensante della famiglia….  

Pace agli uomini di buona volontà! Aiuta. Per finire, reputerei maggiormente saggio, forse più logico, spingere la “ricerca” proprio con l’unico fine di migliorare l’intelligenza dell’essere umano, femmina o maschio che sia.  Sappiamo ormai da tempo che l’intelligenza non è qualcosa di statico. Il nostro Q.I. cresce, si evolve o diminuisce, grazie soprattutto agli stimoli esterni. Senza sottovalutare la parte genetica ereditata. Ma è sempre l’habitat socio-culturale nel quale si vive che determina evoluzione o involuzione mentale. 

Oggi le condizioni nelle quali una donna vive, di norma, sono positive anche se il percorso è ancora lungo. Molte donne occupano posti di grande responsabilità, godendo di rispetto e stima, non di rado vera ammirazione, né più ne meno di molti uomini. Perché allora affidarsi alle statistiche per avere “certezze” di chi è il migliore?  

L’unico vero rimedio a questa società malata  è, e resta,  la volontà degli esseri umani, al di là del loro sesso, di collaborare attivamente. Costruire una grande catena umana che oltrepassi gli stereotipi statistici, uomini e donne, uniti e forti delle reciproche intelligenze,  per creare un mondo migliore. 

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