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Addio Cardinale Martini

Quanti anni sono passati dall’ultima volta che mi hai benedetto? Tanti, troppi. Sono quasi certa che, dove sei ora, stai dialogando  con il “poverello” di Assisi, fra’ Francesco.  

Anche in quest’altra dimensione starai cercando la verità, alla quale non hai mai abdicato. L’hai sempre inseguita, anche attraverso il cammino degli altri: credenti e non, cattolici, laici, di altre confessioni. Dialogando con tutti, ponendo in primo piano la voglia di comprendere gli esseri umani che incrociavi, senza mai giudicare le loro gioie, dolori, miserie umane. Eri disponibile per chiunque avesse necessità di una tua opinione.  

La tua anima generosa, unita alla sensibilità e al sapere, era fonte di consolazione per molti. L’alto ruolo sociale che rivestivi, non è mai stato di ostacolo per nessuno. Eri raggiungibile. Con un po’ di pazienza. Hai rappresentato per i milanesi e non solo, quel “sacerdote” autorevole ma anche umile, colto studioso, che riusciva a ripiegarsi, attento, verso il pensiero dell’interlocutore. Semplicità e autorevolezza, frutto del tuo saper ascoltare. Hai spesso frequentato i  meno fortunati, i diseredati. Aiutavi tutti,  sempre: poveri, carcerati, malati, disperati. Forse, un’altra fonte d’esperienza, la segreta quiete del confessionale, confronto concreto con l’esistenza di ognuno di noi, comuni mortali.  

Nasci a Torino nel febbraio del 1927. Diciassettenne entri nella “Compagnia di Gesù”. Scegli filosofia, dai gesuiti. Vieni nominato sacerdote nel  ’52. Laurea in teologia nel ’58. Ulteriore laurea “summa cum laude” nel ’79. Per volontà di Sua Santità, Giovanni Paolo ll°, diventi Arcivescovo di Milano. Entri in città in punta di piedi. E’ il 6 gennaio 1980.  Schivo di carattere e poco mediatico, ti rimbocchi di slancio le maniche verso l’umanità sofferente. Vieni nominato  Cardinale nel 1983. Come sono arrivata a te? I ricordi sono un po’ sbiaditi. Appena quindicenne, facevo parte di una schiera di ragazzini “volontari”, all’Opera di S.Fedele, guidata da Padre Maino. Ho seguito con estrema riservatezza un mio percorso di fede, dedicato anche all’aiuto dei più deboli. Per tale obiettivo, conseguo all’Ospedale Principessa Jolanda, un attestato di Crocerossina volontaria. Da qui nasce la frequentazione di alcuni ambienti contigui alla cattedrale milanese.  

Il mio primo matrimonio non è stato fonte di serenità. Si infrange nei marosi dell’esistenza e dell’inesperienza. Ho già due bimbi. Dolore e delusione viaggiano in sintonia. Allora giovane donna, senza grandi capacità di reazione. Unico vero antidoto il mio lavoro, sempre molto amato. Poi, all’improvviso negli anni ’80,  si aprono nuovi orizzonti. Tu, Cardinale Martini, avvii un grande progetto per la diocesi milanese, fondando la “scuola di formazione sociale e politica”, detta anche la “cattedra dei non credenti”. Iniziativa replicata in tante altre diocesi. Mi intrufolo, non ricordo come e frequento. Iniziativa felice, che mi ha concesso di avvicinarmi alla tua persona. Come e grazie a chi, non rammento, ma riesco ad ottenere un incontro riservato, con te, tutto per me. Il primo. 

Mezz’ora, quarantacinque minuti indimenticabili. Ascoltavi, osservavi, guardandomi negli occhi. All’inizio ho provato soggezione, quasi timore …. sino a quando non hai iniziato a parlare…. Dalle tue labbra sono scaturite valutazioni importanti,  consigli, che  sciolgono da subito il mio disagio e mi aiutano ad essere me stessa. Sfiori i temi della vita, i naturali percorsi, scelte e responsabilità verso chi ci ama e chi non ci ama più.  Lenisci sofferenze e dubbi. Incanali la mia giovane mente su diverse riflessioni, tutte vitali.  Il “Creatore”  è generoso e non vendicativo. Da subito mi apro a nuove speranze. Nessun giudizio esce dalle tue labbra, solo parole di conforto.  

Dio è amore, è quella particella divina che diversifica le nostre esistenze.  2 settembre scorso: mi ritrovo sul sagrato del Duomo. Fa freddino, è una  buia sera, sono in fila, triste. Arrivo da Imbersago  per porgerti un ultimo saluto.  Centinaia e centinaia di persone al mio fianco, e il fatto non mi sorprende.  Mentre aspetto che la fila avanzi, scorrono nella mia mente alcuni “flash”, ricordi:  l’Aula Magna dell’Università Statale di Milano (1987?), dove mi pare  sostenessi che  “ciascuno di noi ha in se un credente e un non credente, che si interpellano a vicenda”. Concetto mai rimosso. 

Riuscivi a infondere speranza anche negli anni bui del peggior degrado morale: un’intera società civile in ginocchio, attaccata da scandali e terrorismo.  Continuo a riflettere: certo, sei stato  tra i “grandi” della diocesi milanese. Hai dato tanto a Milano, senza nulla togliere a Schuster (grande oppositore del fascismo) e a Montini. Ti incontravi spesso con i lavoratori più deboli per capirne le problematiche. Immagino sognassi un “welfare” nuovo, più giusto, condito da un “illuminismo “  tipicamente milanese.  Sempre in fila, una fila composta, dolorante e silenziosa …. Mi sovvengono alla mente alcuni concetti del tuo libro “Sulla Giustizia”:  pensieri aspri, amari, rivolti al potere politico ed economico. Avevi già capito tutto!!! Quante verità! Accusavi, senza mezzi termini, il “liberismo selvaggio” e auspicavi correttivi e regole. Attraversano la mia mente altri passi dei tuoi tanti scritti: volevi una chiesa povera e più aperta, che sapesse “incontrare” un’umanità in trasformazione. Un nuovo Concilio.  

Sei stato uno studioso autorevole e un  grande uomo, il cui impegno sociale ha lasciato, non solo a Milano, segni indelebili. Certo i tuoi libri, molto letti peraltro, testimoniano un pensiero sempre foriero di grandi spunti umani e culturali. La chiesa deve modificarsi, pena smarrire per strada ciò che resta del proprio gregge, già scarso. Saresti stato un grande Papa riformista. Forse per timore di questo, non ti hanno eletto! Avevi a cuore diversi temi e non ne avevi mai fatto mistero: il rifiuto all’accanimento terapeutico, l’apertura alle coppie di fatto, la S. Comunione per separati e divorziati. Quest’ultimo pensiero, ben noto, mi è molto caro.   

Ancora in fila (sono passate le 23), le mie reminiscenze continuano ad accavallarsi in ordine sparso; stimolano riflessione e preghiera. Sino a che sono in lento cammino verso la tua ultima dimora, non percepisco dolore per la tua morte.…. Ma improvvisamente, senza rendermene nemmeno conto, giungo davanti al tuo corpo esanime. Mi assale un’emozione fortissima, tanto dolore, e avverto una sensazione assurda, come fossi tu a venirmi incontro. La commozione travolge per intero la mia anima. Le lacrime scorrono libere senza ritegno, accompagnate da un senso di serenità e pace. 

Mi inginocchio davanti alla tua bara, quasi per scusarmi dell’accaduto. Affido alla tua anima i miei pensieri. Mi sento come una “vecchia” amica, alla quale hai donato tanto. I presenti, tantissimi, testimoni muti e rispettosi di un lutto che ognuno sente “proprio”.  

Addio Cardinale Martini, il  “tuo”  popolo non ti dimenticherà.  

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