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Si riapre l’escalation “ipoteche”

L’ipoteca è un diritto, una garanzia, costituito su beni iscritti nei pubblici registri. La crisi che attanaglia la nostra nazione ha messo in grave difficoltà migliaia di famiglie e di imprese, al di là del settore merceologico di appartenenza. Crisi che ha dovuto tristemente registrare – nell’ultimo triennio – decine e decine di suicidi.  Questa disperante situazione ha creato nella cittadinanza reazioni fortissime: sdegno e sgomento vero e proprio.  Manca liquidità, lavoro, la produzione è ai minimi storici, la crescita lontana.

      Equitalia l’ha fatta da padrone e l’impossibilità evidente, da parte del debitore, di poter far fronte agli impegni assunti (tasse, contributi previdenziali, Iva, Irap ecc.) ha dato all’“esattore” per antonomasia, in forza di legge, la capacità di poter procedere all’iscrizione di ipoteca. Equitalia tenta, con questo sistema, di recuperare debito più  interessi, peraltro salatissimi!
      Per la verità, in questi ultimi 30 mesi ci sono stati parecchi interventi normativi per calmierare Equitalia. Forse, dico forse, il “potere costituito”  ha compreso che il sistema attuato per  “fare cassa” è stata una terapia d’urto troppo pesante. L’abuso dell’esattore, al quale è stata lasciata mano libera negli interventi, monitori e minatori, ha fatto registrare alla cronaca episodi incresciosi! Sono state accese ipoteche di 700 euro per multa non pagate, magari per negligenza. Ovviamente quintuplicate dalle iniziali sanzioni!

      Le istituzioni hanno cercato di limitare questa escalation, mettendo un freno, diciamo alcuni paletti al “disinvolto” uso dell’ipoteca. Il legislatore però ha stoppato Equitalia, anche sulla spinta di un’opinione pubblica inferocita, stanca di essere oggetto di un gioco al massacro, non nei confronti dell’evasore incallito, ma di colui che ha dichiarato fiscalmente  la verità, che è  stato sino a quel momento persona a modo. Con questi chiari di luna, è venuta a mancare la possibilità di poter “onorare” il debito, saldare le somme contestate e in sofferenza.

      Il primo concreto freno, o paletto che dir si voglia, è ad opera della Cassazione, sentenza 4077 a Sezioni Unite, che ha opportunamente scalzato dal “sistema” Equitalia le mini  ipoteche, sotto il limite degli 8.000 euro. Dopo questa sentenza, intervengono anche Governo e Parlamento, legiferando il tal senso per accogliere il dettato della Suprema Corte. Divieto quindi per Equitalia di accendere ipoteche al di sotto di quella cifra. Ma non basta. La crisi avanza, fallimenti e licenziamenti incalzano gli italiani. Urge qualcosa d’altro. Le proteste degli italiani montano, davanti alle sedi di Equitalia e dei vari Uffici delle Entrate. Anche a seguito di un fatto tanto drammatico quanto eclatante: un giovane imprenditore, che vantava “anche” un credito nei confronti della PA, si è dato fuoco di fronte all’entrata degli uffici esattoriali del luogo.

Quindi un nuovo stop, nel luglio 2011. Il limite dell’iscrizione di ipoteca per le abitazioni principali è salito da 8.000 a 20.000 euro. Al di sotto di tale cifra, nessun intervento ipotecario è concesso sulla prima casa e questo sino al 1/3/2012. Da questa data, altro intervento, sempre sulla spinta di una nazione allo stremo: nessuna ipoteca al di sotto dei 20.000 euro è consentita per qualsivoglia immobile. A questo nuovo provvedimento, è stato inserito anche l’obbligo, per l’esattore, di dover avvisare il contribuente almeno 30 giorni prima di procedere. Infine, dal 29/4/2012 (conversione in legge del DL 16/2012), il blocco totale delle iscrizioni di ipoteca per coloro che hanno chiesto (provato) la rateizzazione del debito per temporanee difficoltà finanziarie.
      
Nella sostanza, malgrado la buona volontà di frenare la debacle finanziaria di famiglie e imprese, la corsa all’iscrizione di ipoteca riprende, con un incremento di oltre il 350%.
Si era potuto contabilizzare un leggero miglioramento, dopo le proteste e gli interventi mirati ma, con l’acuirsi dei disagi economici e di una  vita collettiva particolarmente difficile e tutta in salita, si è  assistito a una nuova impennata, dal secondo semestre 2012. La radiografia del territorio nazionale, regione per regione, dati Experian, società attiva in sistemi di informazione sulla prevenzione di crediti e frodi, ci dice che sono state registrate oltre 9.500 ipoteche, delle quali, solo la Lombardia, core business dell’economia nazionale, può vantare, nel 2013, il  “primato”, con ben 1.500 iscrizioni!

Gli italiani subiscono fortemente questa recessione e ciò viene ancor più evidenziato dalla mancanza assoluta del “credito” alle imprese, alle famiglie. Prestiti personali e mutui per prima casa,  ”addio”. Le banche fanno catenaccio! Argomento già evidenziato da Assofin e Banca d’Italia, con un trend negativo in crescita. Sono chiaramente insufficienti, allo stato attuale, gli interveti legislativi nati per fronteggiare la situazione. Tutto inutile se   l’economia non  riprende la sua corsa verso obiettivi raggiungibili. E’ impensabile poter raggiungere un minimo di stabilità, con le banche che non erogano alcun fido, e una disoccupazione, non solo giovanile, giunta a limiti insostenibili. Le tasse incidono sul ricavo lordo per oltre il 55% e gli sforzi messi in pista dal Governo tecnico non concedono speranze. 

Ovviamente questo inasprimento del procedimento “forzoso” di Equitalia, ha riportato le lancette verso una disperazione diffusa, generalizzata. Gli imprenditori, piccoli, medi, ma anche i grandi gruppi industriali, non hanno più la capacità economica di confrontarsi con uno Stato esoso, spendaccione, pronto a “ipotecare” i beni altrui, frutto di una vita di sacrifici, ma non, ad esempio, a pagare i propri debiti a coloro che ne hanno diritto. Sono migliaia gli imprenditori che vantano crediti dalla PA per le più svariate ragioni, comprese commesse per lavori eseguiti e non pagati. Ma la “compensazione” resta una chimera!!

Il mio non vuole essere qualunquismo ma, certamente, a nessuno sfugge l’incapacità dei governi che si sono succeduti nell’ultimo ventennio, di saper gestire la nazione come il “buon padre di famiglia”, indipendentemente dal colore politico. Corruzione, concussione, truffe, la fanno veramente da padrone. Unica vera arte delle due ali del Parlamento è “tagliare”, non ciò che era stato garantito, come il numero delle province, i parlamentari, le auto blu e i lucrosi benefici ad personam, ma solo i fondi per scuola, sanità, ricerca, motore civile di una nazione.

La riemersa ondata di ipoteche mette in ginocchio il “sistema Italia”, già fragilissimo. Chi ha pignorato il bene, ovviamente, non può vantare garanzie nei confronti degli istituti di credito. Quindi è una situazione in cui “il cane si morde la coda”. Né si intravede all’orizzonte un’inversione di marcia.
Restano, ai cittadini, solo le roboanti promesse dei vari leader in campagna elettorale: meno tasse (vecchia), via l’Imu (nuova), condoni previdenziali e fiscali (vecchia) e… chi più ne ha, più ne metta!
Ma ormai il popolo italiano, stanco e depresso dall’incedere di questa crisi, aspetta: il 23 e 24 febbraio si va alle urne. Riusciranno i nostri eroi ?

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