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Assicurazioni di fronte alla “ripartenza”

Con oltre 240mila casi di Covid-19 accertati nel primo semestre 2020, il nostro Paese ha vissuto una delle più gravi crisi sanitarie della storia recente. Ora, il rallentamento della pandemia non deve mettere in secondo piano il problema strutturale della sostenibilità del nostro sistema sanitario

Assicurazioni di fronte alla “ripartenza” hp_vert_img
Nelle drammatiche settimane vissute in marzo e aprile, gli ospedali italiani hanno gestito un picco di oltre 33mila pazienti, di cui 4mila in terapia intensiva, saturando sostanzialmente la capacità disponibile. L’inevitabile focalizzazione del personale medico sul trattamento del Covid-19, unita alle misure di confinamento domiciliare, hanno generato un calo nella capacità di erogazione delle prestazioni mediche non legate al coronavirus. Secondo i dati del centro studi Crems, nel corso del 2020 le visite specialistiche subiranno cali significativi e tempi di attesa più lunghi. Diminuiranno del 29% le prestazioni in oculistica, del 54% le visite cardiologiche, del 37% gli esami diagnostici, del 49% gli esami del sangue. Le prestazioni erogate avranno tempi medi di attesa superiori fino a 3-4 volte rispetto al periodo pre-Covid, passando per esempio da 60 a 226 giorni per una gastroscopia, da 47 a 176 giorni per una visita ortopedica. 
Alla luce di questo, se è ragionevole attendersi che il nostro Ssn si rafforzi nei prossimi anni, a breve è ipotizzabile una focalizzazione sulla gestione degli eventi critici: questo potrebbe determinare un ulteriore arretramento del servizio pubblico sulle prestazioni sanitarie non critiche, quali prevenzione e visite specialistiche di routine.

Più tecnologia per una nuova quotidianità
Alle già pesanti ricadute economiche sull’economia e sul lavoro, si aggiunge la “nuova” quotidianità sperimentata dalle famiglie, fortemente impattata dalla chiusura di scuole e attività ricreative per i bambini, dai limiti a visite a domicilio e assistenza ad anziani e disabili, dalle restrizioni all’accesso a cure e trattamenti, dalle contrazioni della disponibilità di consulti medici, specialistici, pediatrici. In questo contesto, le famiglie hanno scoperto l’importanza della tecnologia: dialogare con un medico in videochiamata, ordinare farmaci online con consegna a domicilio, ricevere le ricette mediche sullo smartphone sono solo alcuni dei nuovi comportamenti delle famiglie nella gestione della salute dei propri cari. 
Una vera e propria rivoluzione del Ssn potrebbe essere alle porte, grazie alla diffusione dei video-consulti e della telemedicina, contribuendo sia al miglioramento del servizio (minori tempi di attesa, code e spostamenti in particolare) sia alla modernizzazione del sistema con riduzione significativa dei costi di erogazione delle visite.
La ricerca Connected Care del Politecnico di Milano evidenzia come in futuro il 69% dei medici generalisti e il 60% degli specialisti vorrebbero utilizzare piattaforme digitali come Zoom oppure Teams per interagire con il paziente.  

Le imprese di fronte al rischio sanitario
In presenza di nuovi focolai accertati, si potrebbe procedere a chiusure selettive di imprese, attività commerciali, centri urbani. Questo evidenzia come la salute dei dipendenti sia quindi da considerare un reale fattore di rischio di impresa. E, nella gestione dei rischi, sono fondamentali la prevenzione e un piano di gestione dell’emergenza. 
Su questi temi le imprese italiane potrebbero avere delle difficoltà nell’immediato futuro: in particolare le imprese medio-piccole, che costituiscono la maggior parte del tessuto economico del Paese, con 95% delle aziende con meno di 10 addetti in Italia, e già estremamente provate da una crisi economica senza precedenti in alcuni settori. 
Le elaborazioni del Gruppo Cerved per Mbs Consulting segnalano significativi cali di fatturato attesi per il 2020: in media del 17%, ma con picchi significativi in settori nevralgici come il 41,9% di calo del settore turismo e trasporti o il 45,8% di contrazione per la filiera dell’auto. Complessivamente le imprese italiane a elevato rischio default potrebbero rappresentare a fine 2020 il 32% del totale, rispetto al 14,6% nel pre-Covid. Queste proiezioni potrebbero essere aggravate da ulteriori ondate di chiusure per rischio sanitario. Le imprese più fragili potrebbero non disporre delle risorse interne necessarie a dotarsi in autonomia dei dispositivi e dei processi di prevenzione e del piano di gestione dell’eventuale emergenza. Nella malaugurata eventualità di nuovi focolai, queste imprese subirebbero una seconda (e potenzialmente fatale) chiusura. 

Compagnie assicurative di fronte al business della “ripartenza”
Molti attori economici si stanno posizionando sul mercato della cosiddetta “ripartenza” delle imprese, e anche le compagnie di assicurazioni stanno lavorando all’arricchimento della tradizionale offerta di welfare con alcuni servizi specifici dedicati alla crisi sanitaria: test sierologici, consulti medici digitali, consegna farmaci, anche attraverso partnership con società di servizi dedicati. 
Ma questa è solo l’evoluzione tattica di breve periodo.  Le riflessioni strategiche, che potrebbero invece portare a un cambiamento molto più profondo dei modelli di business delle compagnie, hanno a che fare in particolare con tre ambiti: integrazioni verticali, investimenti in tecnologia, nuovi canali distributivi. 

Integrazioni verticali
Molte strutture di erogazione dei servizi sanitari (cliniche, case di cura, strutture assistenziali, centri diagnostici, laboratori di analisi, reti di professionisti) sembrano offrire alle compagnie assicurative possibilità di integrazione verticale. In questo ambito, le compagnie si sono già mosse con operazioni industriali quali acquisizioni di centri diagnostici e terapeutici e investimenti/venture in start up innovative in ambito sanitario. L’impressione è che esista una grande variabilità nel servizio offerto dalle strutture e dagli attori sul territorio (in termini di qualità, costi, maturità, presenza geografica, …) e che questo fattore rappresenti un punto di attenzione per le compagnie: quali servizi internalizzare per poter presidiare meglio il servizio finale offerto ai clienti?
 
Investimenti in tecnologia
Il presidio diretto di una piattaforma digitale, in grado di erogare servizi sanitari digitali e connessi direttamente ai clienti e di integrarsi con app e servizi di mercato (come i servizi di controllo sintomatico digitale) è potenzialmente un fattore critico di successo, oltre che una barriera di protezione dall’ingresso di altri concorrenti. In questo ambito le applicazioni sono molto ampie, e in generale potrebbero abilitare una maggiore efficienza nella gestione di programmi terapeutici specialistici, di cronicità, oltre a fornire un valido screening di primo livello per orientare al meglio il cliente nel percorso di cura. Anche in questo caso, a beneficiarne sarebbe sia il livello di servizio ai clienti (sempre più digitali e connessi) sia il costo, sensibilmente inferiore rispetto ai tradizionali percorsi di diagnosi e cura. Tali piattaforme sono peraltro potenzialmente integrabili con i programmi di welfare aziendale, un filone in grande crescita soprattutto nelle Pmi. Sempre grazie alla tecnologia, un’ulteriore opportunità è legata ai modelli misti pubblico-privato, dove le compagnie possono proporsi come partner per la modernizzazione del Ssn, supportando lo sviluppo di percorsi di gestione delle terapie a domicilio.

Nuovi canali distributivi e di accesso al mercato
Per meglio servire le imprese e le famiglie in materia di servizi sanitari, le compagnie opereranno una rivisitazione dei modelli distributivi, rafforzando ulteriormente la multicanalità, facendo evolvere le proprie agenzie fisiche e ricercando nuovi partner distributivi, come per esempio farmacie o centri benessere e sportivi, sfruttando da un lato l’esigenza crescente dei clienti di avere servizi accessibili e immediati, e dall’altro il bisogno dei distributori tradizionali di trovare nuove fonti di sostenibilità economica. 
Insomma, per le compagnie assicurative questa nuova fase può rappresentare un’opportunità per accelerare la trasformazione, per certi aspetti già in corso, del modello di business, attraverso una forte componente di innovazione e di servizio in affiancamento al modello di copertura assicurativa tradizionale, e per rafforzare, in una fase delicata per il Paese, il posizionamento come attore chiave al servizio di famiglie e imprese.

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