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Fracking: l’UE raccomanda i principi minimi per la salvaguardia dell’ambiente. Prima parte

Il processo di estrazione di gas naturali tramite frattura idraulica delle rocce ha avuto un impatto determinante sull’economia Usa e ha ora raggiunto l’Europa, alimentando polemiche per le possibili conseguenze sull’ambiente

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Definiamo fracking la particolare tecnica estrattiva usata per recuperare gas naturali e petrolio dalle rocce di scisto nelle quali sono intrappolati, a grande profondità nelle viscere della terra.
Com'è noto, gli idrocarburi si formano nel corso dei millenni, originati da materiali organici depositatisi sul fondo del mare e gradualmente ricoperti da sedimenti.
Questi materiali, sottoposti all'azione combinata del tempo, del calore e della pressione si decompongono, trasformandosi in idrocarburi.
Se le rocce tra le quali avviene questa trasformazione sono di tipo poroso, gli idrocarburi riescono ad attraversarle, risalendo verso la superficie fino a quando non incontrano uno strato di roccia impermeabile che li imprigiona in vere e proprie sacche, dalle quali è poi possibile estrarli con i metodi convenzionali di ricerca e trivellazione.
Ma se le rocce tra le quali si sono formati hanno una struttura scarsamente porosa, come avviene per i minerali scistosi, gli idrocarburi restano intrappolati al loro interno, ed è necessario provocare la rottura di queste rocce per riuscire a estrarli.
La tecnica del fracking consiste proprio nel perforare le rocce fino a grande profondità, iniettando a elevatissima pressione un liquido composto principalmente da acqua e sabbia, a cui vengono aggiunti additivi chimici, generalmente in una proporzione compresa tra lo 0,5% e il 2%. La sabbia ha la funzione di tenere aperte le fratture causate nella roccia una volta che l'acqua è stata estratta, mentre gli additivi chimici vengono utilizzati per facilitare il flusso degli idrocarburi verso la superficie e per evitare che corrodano le condotte utilizzate.
Sfortunatamente, ogni compagnia di estrazione conserva il segreto sull'esatta formulazione di questi additivi, il che contribuisce a creare non poche perplessità sul possibile impatto di queste sostanze, una volta rilasciate nell'ambiente.
Di recente, questo tipo di tecnica si è arricchito di una variante, chiamata perforazione orizzontale, che utilizza lo stesso principio ma prevede che lo scavo sia effettuato orizzontalmente, una volta raggiunta una profondità adeguata.
Si è scoperto che questo tipo di trivellazione è assai più efficace per riuscire a estrarre la maggior quantità possibile di idrocarburi intrappolati in uno strato di roccia di tipo scistoso. Lo scisto presenta una struttura tipicamente lamellare ed i suoi cristalli hanno la caratteristica di ordinarsi in una direzione precisa, creando delle falde dette piani di scistosità, tra cui vengono a trovarsi gli idrocarburi oggetto della ricerca.
Un lungo scavo in grado di seguire per chilometri questi piani, permette così di estrarre grandi quantità di idrocarburi; inoltre, da un unico pozzo è possibile scavare in molte direzioni, creando un'ampia raggiera di condotte sotto la superficie.

UNA TECNICA DAI TANTI VANTAGGI
Negli Stati Uniti le tecniche di fracking e di perforazione orizzontale sono molto progredite nel corso degli ultimi anni, e la produzione di gas e petrolio di scisto è aumentata di 12 volte tra il 2000 ed il 2010. Al momento il 23% della produzione complessiva di idrocarburi proviene da questo tipo di tecniche estrattive e si prevede che tale percentuale raggiunga il 46% nel 2035.
Grazie alla quantità di gas e petrolio così ottenuta, il prezzo di queste fonti energetiche nel Paese si è ridotto di oltre il 50% e ciò ha avuto un impatto determinante sull'economia dei settori industriali che dipendono da un largo consumo di gas.
Va inoltre detto che questo tipo di estrazione permette di ottenere grandi quantità di prodotto nel giro di poco tempo, perché i pozzi da shale gas (gas di scisto) rilasciano la maggior parte delle loro riserve nei primi due o tre anni di produzione. Le società di estrazione non devono perciò attendere più di 10 anni per recuperare il loro investimento, come avviene per i pozzi tradizionali.
Grazie all'estrema convenienza economica di queste tecniche estrattive, il legislatore statunitense ha permesso alle compagnie che operano in questo campo di ovviare all'osservanza di alcune regole imposte dall'Epa (Environmental protection agency) per la protezione dell'ambiente (rif. Energy Policy Act del 2005), anche se negli ultimi tempi è cresciuta la protesta dei cittadini contro queste concessioni e sono aumentate le richieste di risarcimento per danni causati a cose e persone dall'inquinamento provocato dall'intensa attività di fracking in tutto il Paese.

IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

Come accade spesso bisogna tener conto dell'altro lato della medaglia e vi sono numerosi aspetti controversi da considerare. Innanzitutto, questo tipo di processo necessita di grandissime quantità di acqua.
C'è chi sostiene che il consumo complessivo di acqua in questo tipo di estrazione non sia superiore a quello di altri processi industriali, ma il problema è che in questo caso ci troviamo spesso in aree che soffrono proprio della mancanza di questo prezioso elemento.
Rimane poi un mistero la composizione chimica degli additivi utilizzati per facilitare il processo estrattivo. La miscela è un segreto che ogni compagnia conserva gelosamente, ma sappiamo per certo che essa comprende benzene, toluene, metanolo, glicoletilene, acido cloridrico e una certa dose di biocidi: tutte sostanze altamente tossiche per gli organismi animali.
Inoltre, i liquidi riportati in superficie dopo il trattamento sono ancora più dannosi di quelli originariamente iniettati, perché trasportano con sé metalli pesanti e particelle radioattive. Il trattamento di queste acque reflue è piuttosto complicato e molti impianti non sono equipaggiati per questo scopo. Spesso le compagnie finiscono per riutilizzarli o per stoccarli in bacini allestiti vicino ai pozzi estrattivi, attività che sicuramente non diminuisce il rischio ambientale associato a questo tipo di attività.
Infine, bisogna considerare la possibilità che le falde acquifere vengano contaminate dagli idrocarburi o dagli additivi chimici accidentalmente rilasciati dalle condotte usate per il fracking, per non parlare della quantità di metano che questo processo estrattivo libera nell'atmosfera.

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