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Alluvioni: Italia sempre più a rischio (e senza polizze)

L’Ania, in un documento, affronta il problema della carenza di prodotti a protezione delle famiglie e delle abitazioni, avanzando una serie di proposte per mitigare il pericolo di anti-selezione e definire il perimetro della prestazione assicurativa

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La sua conformazione morfologica, l’elevata densità di popolazione, e l’effetto dei cambiamenti climatici fanno dell’Italia un Paese a forte rischio idrogeologico. Secondo le tabelle del Pai (Piani per l’assetto idrogeologico), ben 1492 comuni sono localizzati in aree di pericolo. Per mitigare i danni prodotti dalle alluvioni, negli ultimi 10 anni l’Italia ha speso circa quattro miliardi di euro di soldi pubblici. Al preoccupante fenomeno dei rischi idrogeologici, l’Ania ha dedicato un corposo position paper intitolato Le alluvioni e la protezione delle abitazioni, ricco di dati e statistiche, e contenente le proposte del settore assicurativo per superare l’attuale carenza di polizze. 

Un territorio sempre più fragile

L’Irpi-Cnr, il centro studi che censisce soltanto i casi più gravi con seguito di morti o feriti, lo scorso anno ha registrato 13 grandi eventi, con un tributo di 20 morti. L’ultimo studio del Consiglio nazionale dei geologi (del 2009) indica in circa sei milioni le persone che risiedono nei quasi 30 mila chilometri quadrati di territorio considerato ad alto rischio di alluvioni o allagamenti: includendo anche il fenomeno delle frane, lo studio ha censito circa un milione e 260 mila edifici a rischio. Non è sempre facile individuare le cause dei disastri ambientali. L’Ania cita “un aspetto di solito trascurato tra i non addetti ai lavori”, che riguarda l’incremento delle percentuali di suolo impermeabile, prodotto dalla cementificazione: “le acque, non assorbite adeguatamente dal terreno, si scaricano a valle con forza e con effetti devastanti”, come ha mostrato la recente esperienza dell’alluvione a Genova dello scorso anno. Ai danni prodotti dall’uomo si aggiungono poi gli effetti dei cambiamenti climatici sulle piogge. Negli ultimi decenni è stata osservata in Italia una lieve diminuzione delle precipitazioni associata però a una maggiore intensità. L’Ania cita in particolare uno studio del professor Giampiero Maracchi che ha registrato un forte aumento degli “eventi estremi di precipitazione” nel decennio 1990-2000: “è proprio la forza delle piogge, concentrate in un arco temporale più ristretto, a causare il maggior numero di inondazioni e di danni”.  

Mercato retail senza polizze

In questo contesto, l’industria assicurativa riesce solo in parte a offrire coperture per il rischio alluvioni. Per le aziende sono disponibili diverse polizze, come estensione delle coperture property ai danni da catastrofi naturali: per questi contratti, l’Ania stima che nel 2014 l’esposizione complessiva delle compagnie, in termini di somme assicurate, abbia raggiunto i 350 miliardi di euro.
È invece assente, ammette l’associazione, l’offerta per le abitazioni private, per via dei “rischi di anti-selezione del portafoglio”, cioè il pericolo di vedere concentrata la domanda di polizze nelle zone a ridosso dei corsi d’acqua o circoscritta ai soli piani terra o seminterrati. Nonostante queste difficoltà “l’industria assicurativa italiana è ben consapevole che esiste una domanda potenziale da soddisfare con prodotti di copertura rivolti alle famiglie e alle abitazioni”, e non è “insensibile alle sollecitazioni per superare le attuali criticità” e “integrare anche le alluvioni nel sistema pubblico-privato di tutela delle catastrofi naturali di cui si sta discutendo da anni”. 

Le quattro proposte dell’Ania

Nel documento l’Ania espone per la prima volta “i presidi tecnici che gli assicuratori italiani considerano indispensabili per poter costruire una nuova famiglia di polizze”. Al primo punto, in previsione di un futuro sistema pubblico-privato di copertura degli eventi sismici, l’associazione “considera opportuno estendere la tutela anche alle alluvioni” ma soltanto “dopo una fase di start up dell’eventuale sistema” che consenta di raggiungere una massa critica in grado di minimizzare i rischi di anti-selezione. Oltre a ciò, occorre definire “il perimetro della prestazione assicurativa e dei criteri di operatività della copertura”, e vanno definite chiaramente “le responsabilità per realizzare i necessari interventi di manutenzione e difesa del territorio per mitigare il rischio alluvionale”. L’Ania, inoltre, propone che, “in assenza di perizie preventive occorrerebbe quantomeno classificare gli edifici sulla base della loro vulnerabilità alle diverse catastrofi naturali. Infine, l’associazione chiede che, per la gestione del rischio alluvionale, sia possibile avere accesso alle informazioni prodotte dalle diverse amministrazioni pubbliche.  Secondo l’Ania, “tali presidi potrebbero nel tempo consentire al settore assicurativo di assolvere alla sua funzione di protezione anche in questi nuovi ambiti di rischio così da mettere in sicurezza il patrimonio abitativo delle famiglie italiane contribuendo alla tutela ambientale con quelle azioni di prevenzione che sempre accompagnano l’intervento di un assicuratore”.


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