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L'Europa centro-orientale traina la ripresa

Romania, Lituania, Polonia e Ungheria hanno raggiunto il livello di Pil nominale pre-pandemia. Restano però i rischi legati alle varianti del virus e all'inflazione

L'Europa centro-orientale traina la ripresa
Europa centrale e orientale tirano la volata alla ripresa economica dell’Europa, verso l'uscita dalla stagnazione dovuta alla pandemia. Secondo l'ultimo rapporto di Coface, i quattro Paesi dell'Ue che sono stati in grado di raggiungere il livello di Pil nominale pre-pandemia sono Romania, Lituania, Polonia e Ungheria. Non c'è però da stupirsi, giacche le due economie, quella dell'Europa occidentale e quella dell'Europa centro-orientale, hanno registrato andamenti diversi: la prima è stata colpita da una recessione nell'ordine del -7,1%, mentre la seconda pari al -4%. 

Il settore del turismo, scrive Coface, non costituisce una quota elevata del Pil come accade per alcune economie dell'Europa occidentale, tra cui Italia, Spagna e Portogallo, e ciò ha ridotto l'impatto negativo sulle economie dell’Europa centro-orientale. 
Anche il commercio estero ha giocato un ruolo fondamentale: "gli esportatori dell'Europa centro-orientale - si legge nel report - si sono integrati nelle catene di fornitura mondiali, permettendo loro di beneficiare del commercio globale e del miglioramento del settore manifatturiero e rendendosi fortemente indipendente dalle forniture provenienti dalla lontana Asia". 
Tuttavia, la pandemia rimane un rischio, da un lato perché l'immunità di gregge non è stata ancora raggiunta, e dall'altro perché le nuove varianti e la recrudescenza del virus potrebbero pesare sul trend in miglioramento. 

Dal punto di vista finanziario, a partire dai primi mesi del 2021, è tornata l'inflazione, che rischia di diventare una nuova preoccupazione per la maggior parte dei Paesi della regione centro-orientale. "Le banche  centrali di Ungheria e Repubblica Ceca - riferisce Coface - hanno iniziato ad aumentare i tassi di interesse e altri Paesi potrebbero aggiungersi a seconda dell'andamento dei prezzi ed è plausibile che le aziende trasferiranno sui consumatori finali i prezzi più elevati dei fattori di produzione, senza sacrificare i propri margini". 

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