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Il settore assicurativo italiano è in salute

Il comparto dei rischi ha le carte in regola per uscire dalla pandemia forte e reattivo: il ramo vita resta profittevole e quello danni ha beneficiato del calo della frequenza sinistri. Il cyber risk è ancora una minaccia silente

Il settore assicurativo italiano è in salute
Il settore assicurativo italiano resiste alla crisi del Covid-19 e può trainare la ripartenza già quest’anno, nonostante le incognite legate all’uscita dalla pandemia, ma anche approfittando della grande riorganizzazione del settore bancario (ancora in corso) e della selezione che molti grandi player stanno facendo a livello internazionale. 
In sintesi appare questa l’evidenza principale di S&P Global Ratings, che ha presentato la propria visione sul settore assicurativo in Italia, durante un evento in streaming durante il quale Taos Fudji, director insurance ratings di S&P Global Ratings, ha illustrato nel dettaglio l’andamento dei rami vita e danni. 

RAMO VITA: LE COMPAGNIE RESTANO CAUTE 
Partendo dal settore vita, secondo le rilevazioni di S&P, la redditività del business resta soddisfacente, grazie a un’elevata penetrazione nel mercato. Restano le pressioni sui ritorni degli investimenti a causa di un ambiente caratterizzato da tassi d’interesse, come sappiamo, ai minimi storici. Tuttavia, è giudicato di qualità il matching tra attività-passività, grazie ai nuovi prodotti con tassi garantiti sempre più bassi. 

Resta la concentrazione di titoli di Stato italiani, che potrà aumentare la volatilità e impattare sulla solvibilità, soprattutto per quelle imprese che adottano la standard formula nel calcolo dell’Scr di Solvency II. “Le compagnie – ha spiegato Fudji – sono impegnate in un percorso di riduzione dell’investimento in Btp, ma l’esposizione in valore assoluto resta sostanzialmente stabile da cinque anni, perché legata alle gestioni separate che le compagnie non possono liquidare”. 

La strategia è quindi quella della diversificazione soprattutto verso bond governativi di altri Paesi, obbligazioni corporate, poi fixed income e una parte di equity. “Nonostante i tassi siano bassi – ha aggiunto – non vediamo i player prendere grandi rischi per compensare il calo dei rendimenti”.

CROLLANO I RISCATTI DELLE POLIZZE
S&P si attende una ripresa del vita del +4% nel 2021, dopo un calo simile nel 2020. Crescono molto le polizze unit-linked, che nei prossimi due anni si svilupperanno a un ritmo doppio rispetto a quelle tradizionali (ramo I +4%, ramo III +8%). Nel 2020 il lockdown ha di fatto favorito la tenuta delle polizze vita perché sono diminuiti i riscatti, che sono crollati nel 2020 ai minimi da 10 anni. 

Le nuove sottoscrizioni, come si diceva, presentano minimi garantiti pari o vicini allo 0%: sullo stock totale, il 50% dei contratti ha un minimo garantito allo 0%. “Il settore – ha precisato l’economista – continua a concentrarsi anche a livello europeo, ma a differenza del mercato bancario quello assicurativo è già molto cross-border. I bassi tassi e la compressione dei margini portano i gruppi assicurativi a fare scelte radicali perché non possono permettersi investimenti digitali in tutti i Paesi in cui sono presenti. È il caso di Aviva – ha continuato Fudji – che sta uscendo da molti mercati che non ritiene più core per concentrarsi in altri Paesi”. 

Parallelamente, argomentano da S&P, il consolidamento bancario in Italia influenza le scelte delle società assicurative: la vicenda della disdetta da parte di Banco Bpm dell’accordo stipulato con Cattolica, e la conseguente recentissima risoluzione della controversia attraverso un nuovo patto (vedi Primo Piano), è paradigmatica di un settore in piena evoluzione. 

RAMO DANNI: REDDITIVITÀ SOLIDA E RISPARMI PER LE COMPAGNIE 
Anche nel settore danni, la redditività tecnica resta solida, anzi nel 2020 beneficia della minor frequenza sinistri, soprattutto nel motor, a causa del lockdown totale di marzo e aprile scorsi, delle limitazioni agli spostamenti e del turismo. In generale il non auto sta lentamente aumentando il suo peso, ma la penetrazione è ancora relativamente bassa (1,9% del Pil nel 2019 rispetto al 5,9% del settore vita). 

Relativamente all’influenza della pandemia nel ramo danni, la premessa è che, a differenza di altri Paesi più coinvolti nelle questioni legate alla business interruption, il settore italiano resta relativamente immune a shock di mercato. “Solo per il business auto – rivela l’economista – stimiamo un miglioramento di sette punti percentuali del combined ratio nel 2020, quindi +3,5% meglio per tutto il settore: un risparmio notevole per le compagnie”. 

La buona redditività del segmento auto, aggiunge Fudji, è stata agevolata anche da cambiamenti normativi, soprattutto in tema di abbassamento del costo dei sinistri. Ma questo risparmio si è già interrotto perché, dai dati di S&P, la frequenza sinistri oggi sembra tornata già al livello pre-pandemia. 

CYBER RISK: UN SETTORE ANCORA DI NICCHIA
Le varie restrizioni attuate dai governi tra la fine del 2020 e l’anno in corso, secondo S&P, non avranno conseguenze molto gravi nel biennio 2021-2022 sia per il mercato assicurativo sia per l’economia in generale: la casa americana prevede una forte ripresa già nel corso di quest’anno, con la conseguenza che la redditività diminuirà leggermente, ma potranno crescere i volumi del 2-3% all’anno
Nel mercato danni permangono tuttavia forti barriere all’ingresso, dovute all’alta concentrazione dei premi in mano a poche compagnie e ai canali di distribuzione troppo poco liberalizzati. 

S&P ha dedicato al termine dell’evento anche un breve focus sul rischio cyber. Secondo quanto rilevato dall’agenzia di rating, in Italia il mercato cyber resta un settore di nicchia, la cui espansione è rallentata dal fatto che in tante polizze danni non è evidenziato se il rischio informatico è incluso o escluso: “molte aziende – ha ricordato Fudji – credono di essere coperte sul quel fronte perché il rischio non è esplicitamente escluso”. 

Un altro fattore di rallentamento della penetrazione della copertura è la media del costo dei danni del sinistro, molto inferiore a quella, per esempio, di un incendio. Però ora la media europea si sta alzando molto: nel 2019 era di 10mila dollari per sinistro, mentre nel 2020 è stata di 60mila, con una ricorrenza molto elevata. Infine, un’azienda su cinque ha dovuto pagare un riscatto a seguito di un attacco ramsonware.

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