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Riforma delle pensioni, una chiamata per l'assicurazione

L'editoriale di Maria Rosa Alaggio, dal numero di settembre 2021 di Insurance Review

Riforma delle pensioni, una chiamata per l'assicurazione hp_vert_img
Delineare una nuova architettura pensionistica e decidere quali alternative proporre agli italiani dopo il tramonto di Quota 100. 
Per il governo e le parti sociali resta poco tempo, prima del varo della prossima legge di bilancio, per affrontare e sciogliere uno dei nodi più spinosi per la tenuta della nostra economia e per il futuro dei lavoratori e delle nuove generazioni. 
Da parte delle varie sigle sindacali non mancano proposte per introdurre nuove forme di flessibilità, come la previsione del pensionamento con 41 anni di contribuzione, a prescindere dall’età anagrafica. 
Le altre opzioni per evitare il ritorno alla legge Fornero riguardano il calcolo contributivo con 36 anni di contributi e 64 anni di età oppure, secondo la proposta di Pasquale Tridico, presidente Inps, il ricorso a strumenti già esistenti come l’Ape sociale e a soluzioni come l’uscita dal mondo del lavoro a 62-63 anni con parte contributiva o 67 anni con la retributiva. 
Come noto, tutte le scelte attraverso cui far digerire l’abolizione di Quota 100 ad alcune parti della politica, così come agli italiani, devono necessariamente tener conto dell’impatto che queste avranno sul nostro Paese dal prossimo gennaio e in prospettiva per i prossimi decenni. Soprattutto perché la spesa pensionistica è al centro delle raccomandazioni legate al Recovery Fund, e quindi materia sottoposta all’occhio vigile della Commissione Ue che richiede l’attuazione di riforme capaci di ridurre i costi enormi delle pensioni per favorire la crescita del Paese tramite investimenti pubblici e sociali. 
Ma secondo l’ultimo rapporto dell’Inps, una pensione su tre risulta di natura anticipata andando così negli anni a impattare pesantemente sull’età media di pensionamento. 
L’insufficienza del nostro sistema di welfare sembra dunque essere destinata ad amplificarsi drammaticamente nei prossimi mesi. E rappresenta, ancora una volta, un richiamo al ruolo che il settore assicurativo può ricoprire per i cittadini e le aziende: un fronte caldo in cui le rappresentanze, le compagnie di assicurazioni e il mondo della distribuzione dovranno insistere mettendo in campo capacità di confronto istituzionale, soluzioni concrete e accessibili per il cliente, un’offerta in grado di sostenere bisogni non solo pensionistici ma anche assistenziali. 
I 126 miliardi che gli italiani hanno risparmiato nel 2020, secondo i numeri della Banca d’Italia, esprimono una tendenza all’accumulo dettata dalla paura e dalle incertezze provocate dalla pandemia. Ma ora l’Italia ha le risorse per attuare le riforme necessarie e per crescere: uno scenario in cui l’assicurazione non può che porsi come interlocutore centrale e partner per la protezione del futuro degli italiani e per lo sviluppo del Paese. 

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