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Scioperò sì, sciopero no

L'editoriale di Maria Rosa Alaggio, dal numero di maggio 2021 di Insurance Review

Scioperò sì, sciopero no hp_vert_img
A rischio ci sono le libertà professionali faticosamente conquistate dagli intermediari e la loro capacità operativa, sommersa da incombenze burocratiche e carta inutile. Sono queste, in sintesi, le motivazioni che hanno condotto il Sindacato Nazionale Agenti a organizzare lo scorso 27 aprile una protesta concretizzatasi con la chiusura delle agenzie di assicurazione aderenti all’iniziativa. Le ragioni degli agenti sono state amplificate da una serrata campagna mediatica, su carta stampata, radio e TV. 
Per manifestare il proprio dissenso, come noto, lo Sna aveva avanzato al Tar del Lazio una richiesta di sospensiva proprio in relazione alle norme entrate in vigore il 31 marzo.  Il Tar ha però dichiarato inammissibile tale richiesta rinviando alla prossima udienza, fissata per l’8 giugno, il momento per entrare nel merito dei provvedimenti impugnati. Se la prima battaglia è stata persa  e se non ci sarà un passo indietro di Ivass, la promessa di Claudio Demozzi, presidente di Sna, è una progressione di nuove azioni sindacali. 
Definita dagli stessi organizzatori come una protesta eccezionale che testimonia la gravità della situazione, lo sciopero degli agenti ha dato voce al dissenso di tutti gli intermediari sulla complessità normativa e sulle modalità di regolamentazione del settore assicurativo. 
Il termine ricorrente utilizzato dai relatori del convegno organizzato da Acb in collaborazione con Insurance Connect, dal titolo “Collaborazioni tra intermediari: stato dell’arte e prospettive future”, del resto, è stato “confusione”. 
In questo scenario, definito da altri addirittura come “catastrofe”, restano alcune considerazioni sul metodo e sullo strumento utilizzato per protestare, cioè lo sciopero. 
Tra le impressioni di agenti e broker che abbiamo raccolto dall’entrata in vigore degli ultimi provvedimenti, molti intermediari hanno preso le distanze da un’azione ritenuta inutilmente drastica, come appunto la chiusura delle agenzie, che avrebbe come risvolto solo un pesante disservizio per la clientela. 
Altri esponenti degli intermediari hanno invece messo in luce la qualità della professione e il ruolo sociale dell’assicurazione: tutti aspetti che andrebbero espressi anche attraverso forme di dissenso più moderate, ma altrettanto efficaci. Condurre trattative attraverso tavoli di lavoro, pur evidenziando le difficoltà introdotte dalle ultime misure, per alcuni eleverebbe il piano del confronto (e anche dello scontro) su una capacità di dialettica e negoziazione più vicina alla funzione dell’assicurazione. 
Ma al di là delle questioni di metodo e dei toni utilizzati, la categoria degli intermediari sembra compatta nel condividere le critiche alle misure a completamento della disciplina della distribuzione. E pronta a motivare su più fronti la richiesta di una revisione di un quadro regolamentare che abbia davvero l’obiettivo di far funzionare il sistema distributivo nel nostro Paese. 

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