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Mobilità, dalla black box alla green box

È quello che promette il nuovo paradigma di Unipol, che ha presentato al Parlamento Europeo una proposta che superi le classificazioni Euro dei veicoli

Mobilità, dalla black box alla green box
Il The Urban Mobility Council, il think tank nato nel 2022 su iniziativa del gruppo Unipol, ha presentato al Parlamento Europeo un nuovo paradigma che dovrebbe essere “più sostenibile, equo e inclusivo, per la misurazione delle emissioni di CO2 delle auto private, non più basato sulla classe Euro del motore ma sulla rilevazione del comportamento puntuale del singolo veicolo”, come si legge in una nota diffusa da Unipol. 
L’iniziativa s’inserisce in una più ampia strategia sulla mobilità e all’indomani dell’adozione delle ultime due proposte legislative del pacchetto Fit for 55%, nel contesto della Cop 28. 

Una proposta che, secondo il think tank, vuole portare “un contributo al dibattito europeo e internazionale sul ruolo dei trasporti nella lotta al cambiamento climatico”, anche tenendo conto degli impatti sociali connessi all’elettrificazione dei veicoli, mostrati dai risultati dall’E-Private Mobility Index, la ricerca realizzata in collaborazione con il Politecnico di Milano. Nei prossimi anni, dicono i dati, circa il 70% di auto a motore endotermico non potrà essere sostituito dall’auto elettrica per diverse ragioni: dall’autonomia di percorrenza alle ricariche, dai costi di produzione al prezzo di vendita. 

In questo scenario di convivenza tra auto elettriche e auto a motore endotermico, i risultati sperimentali emersi dalla ricerca Greenbox: l’uso della telematica per un nuovo paradigma di sostenibilità, evidenziano che non tutte le auto Euro 4 sarebbero da rottamare, e non tutte le Euro 6 sono virtuose. Su un campione di 3.000 veicoli divisi in tre gruppi, Euro 4, Euro 5 ed Euro 6, è emerso che il 26% dei veicoli Euro 4 emette meno CO2 rispetto ad altrettanti veicoli Euro 6, se si considerano le emissioni effettive e non medie. La differenza è ancora più marcata se si passa a un confronto tra un veicolo ad alte emissioni Euro 6 con uno a basse emissioni Euro 4: un’auto del primo tipo emette fino a sei volte più CO2 del secondo tipo. 

L’impatto ambientale – spiega la ricerca – dipende, dunque, da come e quanto viene utilizzata l’automobile, ma per catturare questa significatività occorre passare da un modello basato sulla centralità della classe di motore Euro a un modello veicolo-centrico in cui l’individuo diventa protagonista consapevole del proprio ruolo nella emissione di CO2”. 
Attraverso le scatole nere, infine, il modello può misurare la creazione di effetto serra di ogni singolo veicolo sulla base, oltre che delle specifiche tecniche del motore, del tipo di strada che si percorre, del chilometraggio, della velocità media e dello stile di guida.

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