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Astuzie e strategie per una buona pensione

La crisi delle pensioni, a partire dalla legge Amato e successive, aggravata dalla legge Fornero e dalla sempre più scarsa liquidità dell’Inps, conduce gli italiani a scoprire il valore della previdenza integrativa e ad aderire ai fondi pensione, sia aperti che chiusi.
L’incremento della sottoscrizione dei fondi da parte degli italiani previdenti e risparmiatori, malgrado la crisi che incombe sulla nazione e su tutti i ceti sociali, è a due cifre! Un vero successo! 

Incomincia a farsi strada – per chi appena appena se lo può permettere – il desiderio di proteggere gli anni di una terza età, seppur lontana.

Si deve riflettere seriamente sulla scelta di “come” integrare la propria previdenza e sul comportamento da tenere durante gli anni che precedono l’andata in pensione obbligatoria. 
Valutando, innanzitutto, quanti anni mancano a quella fatidica data. Per coloro che sono a ridosso del termine della vita lavorativa (cinque anni prima), andrebbe consigliato un fondo chiuso di categoria obbligazionario. Per coloro che dovranno attendere circa dieci anni, un “bilanciato obbligazionario” ; attorno ai quindici anni, un “bilanciato”; mancassero venti anni alla pensione, un “azionario”.
Non si modificano i concetti per chi aderisce ai fondi aperti, quelli studiati per i lavoratori autonomi.

Ci sono fondi interessanti – come ho specificato prima - dove, in virtù degli anni mancanti al pensionamento si può scegliere con tranquillità, effettuando anche una piccola ricerca  in proprio ma, soprattutto, facendosi consigliare da un esperto di collaudata esperienza.

Non va dimenticato che per entrambi i fondi (chiusi o aperti), quando l’interessato decidesse di cambiare strategia (spostarsi di comparto e trasferirsi con il proprio “zainetto” a un altro fondo), non deve portarsi nella nuova “nicchia” la somma già pagata (contenuto dello “zainetto”) ma unicamente i risparmi futuri.
Quando l’utente sarà vicino al percepimento della pensione (diciamo tre anni prima), sarà opportuno spostare tutto ciò che è stato accumulato come risparmio, in un fondo monetario.

Qual è l’iter che sostiene questo consiglio? Cioè depositare, cambiando fondo, solo i nuovi versamenti?

Ci sono arrivata facendo una piccola indagine personale, calcolando a quanto ammonta il risparmio del lavoratore che ha aderito a un fondo da ben trentacinque anni e versando un corrispettivo di € 100- mensili. 
Spostando i soli versamenti, con i rendimenti di Borsa e obbligazioni accreditati nei trentacinque anni di pagamento, optando solo per lo spostamento dei nuovi versamenti, la mia piccola ricerca mi dice che il potenziale risparmiatore guadagnerebbe circa 25.000 euro sulla somma globalmente versata. 
Va anche tenuto presente che ogni fondo ha comparti diversi e il nome dello stesso rispecchia i titoli presenti. Giusto per fare un piccolo esempio: “Cometa” ha un comparto che si chiama “Sicurezza”.

Oltre al desiderio di voler pianificare una terza età più tranquilla, poiché non è vero che in vecchiaia ci siano minori esigenze, anzi, trovo sia esattamente il contrario, è  indispensabile e prudente tutelare una intera esistenza di lavoro e  sacrifici optando per un risparmio anche in giovane età (si dice che la vita inizi a quarant’anni), giusto per non dipendere da nessuno allo scadere della vita lavorativa. 

L’indipendenza economica, seppur minima, è e resta una vera risorsa umana, un balsamo vitale.

Non va poi dimenticato che il legislatore, in questo settore, ha previsto tassazioni particolarmente agevolate. I contributi versati si sottraggono dall’imponibile, sino a 5,164,57 euro, in sede di dichiarazione dei redditi.  
Non è moltissimo ma, giustamente, ci sono attese diverse: qualcuno vociferava, anni or sono, che vi fosse l’intenzione, da parte  del Governo allora in carica, di portare il tetto della detrazione fiscale ai 10.000 euro. 

Poi non se ne fece più nulla!

Trattandosi di previdenza integrativa, sarebbe bene mettere il cittadino italiano nella condizione di pesare meno sullo Stato e sulla Sanità pubblica. 
Un vantaggio per l’intera collettività!
L’aumento del “fiscalmente detraibile” farebbe fare un balzo in avanti allo sviluppo della stessa, avvicinando l'Italia ai livelli di altri Stati europei, più sensibili all’argomento.
Tutti coloro che da nuovi occupati non raggiungessero i suddetti 5.164,57 euro  (cifra detraibile oggi) nei primi cinque anni di permanenza, potranno recuperarli nei venti anni successivi. Ovviamente sempre con il limite della quota “ non” detratta illo tempore.

I guadagni realizzati dal proprio fondo pensione, verranno tassati (oggi) all’11%.  
Tassazione più generosa rispetto a quella riservata agli investimenti, che va dal 12,5% per titoli di Stato, fino a quota 26% per le azioni.
Anche l’aliquota fiscale al momento del pensionamento è buona, e si riduce in base al numero degli anni di partecipazione alla previdenza complementare. Per i primi 15 anni l’aliquota è del 15%; dal 16° anno scende di uno 0.30% per ogni anno di partecipazione.
Ad esempio, chi ha aderito al fondo per 35 anni, verserà un 9%.
Per evitare una doppia tassazione, la stessa deve essere abbinata ai contributi che hai già dedotto negli anni.

Mi pare che tutto ciò che ho descritto sia condivisibile, reale e sul quale argomento sarebbe utile una seria riflessione.

Il futuro è molto incerto, la vita media si è molto allungata e all’orizzonte si affacciano, anche sul piano previdenziale offerto (si fa per dire) dallo Stato, nubi minacciose.

Carla Barin




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