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Il Ssn, le famiglie e il ddl Gelli

Siamo consapevoli, chi più chi meno, di come i cittadini italiani siano scoraggiati dal Servizio sanitario nazionale e quanta pressione lo stesso sopporti dai vari strati sociali che criticano aspramente le mancanze gravi della sanità italiana.
Per far comprendere meglio quanto stia peggiorando la qualità del servizio, possiamo elencare alcuni dati, iniziando dai costi della spesa sanitaria, prendendo a campione gli ultimi cinque anni. Solo alcuni spunti che rendano abbastanza chiara la situazione.
Nel 2015: 148 miliardi di euro. Non pochi, e che incidono sul Pil pesantemente, seppur con un aggravio minore rispetto ai maggiori peer europei, con uno scarto, tra il 2011 e 2015, di solo un +1%.
Malgrado il grosso gravame che appesantisce il bilancio pubblico, il Servizio sanitario nazionale, agli italiani appare in netto peggioramento. Un’indagine stabilisce che il 29% della collettività, nel 2011, giudicava negativamente il servizio e le prestazioni connesse.

Oggi, la stessa indagine del Censis dichiara che gli scontenti sono il 45%, con un secco aumento negli ultimi cinque anni. Il tutto è dovuto all’intollerabile allungamento dei tempi di attesa per le indagini cliniche e specialistiche: si toccano di media i tre mesi d'attesa anche nelle Regioni virtuose, a meno che non venga dichiarato per iscritto dal medico curante la gravità del paziente. Queste urgenze, poi, sono capillarmente monitorate dal competente ministero e dalle Asl locali.
A tutto ciò si aggiunga la disomogeneità territoriale, più volte denunciate dai vari presidenti di Regione.

Il sistema assicurativo già da tempo dà il proprio sostegno sia al Ssn e sia ai cittadini. Da un lato, con un contratto ad hoc, integra le prestazioni pubbliche incontrando le esigenze dell’utenza; dall’altro tutela concretamente, con polizze di Rc sanitaria, i professionisti chiamati a rispondere civilmente di eventuali danni al paziente, e le strutture qualora danneggiassero malati o propri dipendenti.
L’offerta assicurativa, com’è noto, si rivolge a una vasta platea di destinatari. Questo è un settore che non premia le imprese assicurative, in quanto la redditività sostanzialmente non c’è. Si aggiungano, poi, i rapporti ostici e difficili con gli assicurati che appaiono molto ben preparati nel cercare il cavillo legale, per mettersi sulla difensiva e, non di rado, purtroppo, costruiscono cause a tavolino, con la speranza, forse, di recuperare il premio assicurativo versato. Triste, ma vero.

Oggi si sta correndo ai ripari.
Il ddl Gelli, che andrebbe a integrare l’ex ddl Balduzzi, se, come si auspica, dovesse diventare legge con l’approvazione definitiva del Senato, tra gli scopi principali avrebbe proprio quello di scongiurare la cosiddetta medicina difensiva, ovvero i comportamenti volti più a evitare eventuali addebiti che a prendersi seriamente a cuore la salute dei pazienti. A ciò si aggiunga altri interessanti interventi, migliorativi per tutte le parti in causa.
Questa è una iniziativa del Parlamento, ben vista dalle compagnie di assicurazione che operano sul territorio nazionale.
È abbastanza credibile la situazione di disagio delle famiglie che saranno sempre più esposte ai possibili eventuali costi di coperture assicurative che vanno a interagire con la sanità pubblica, anche a causa dell'aumento della longevità e degli inevitabili bisogni di assistenza.
La speranza di una revisione del Ssn ha come obiettivo principale quello di rendere più equa  e sostenibile la spesa privata e, contemporaneamente, garantire un servizio migliore alla collettività, riuscendo a stabilire una dignitosa tutela alla cittadinanza, sotto qualsivoglia latitudine.



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