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Valter Trevisani lascia Cattolica

Modificata la struttura organizzativa della compagnia. Il cda delibera inoltre la liquidazione delle azioni del recesso

Valter Trevisani lascia Cattolica
Valter Trevisani (nella foto), che dal gennaio di quest’anno ricopriva l’incarico di condirettore generale area assicurativa di Cattolica, lascia la compagnia veronese. “A conclusione del Piano industriale triennale 2018-2020 la società e Valter Trevisani hanno concluso di comune accordo la loro collaborazione professionale”, spiega un comunicato della compagnia.
A Trevisani erano attribuite le deleghe operative nell’area tecnica di tutti i rami (vita e previdenza, danni auto, danni non auto), nella riassicurazione per tutti i rami (vita e previdenza, danni auto, danni non auto), nei sinistri (liquidazione e gestione), nella distribuzione (canali professionali, bancassicurazione e business unit enti religiosi e terzo settore), nel marketing, negli affari legali e servizio reclami e nell’insurance analytics & business architecture. A Valter Trevisani vanno "i ringraziamenti per il lavoro svolto da parte del presidente Paolo Bedoni, del consiglio di amministrazione e dell’amministratore delegato Carlo Ferraresi, con l’augurio di un ottimo lavoro per le sue nuove sfide professionali”, si legge nella nota.

Anche alla luce di questo addio, il cda di Cattolica ha approvato una riorganizzazione, proposta dall’ad Ferraresi. Il nuovo assetto organizzativo “è volto a definire una nuova struttura di gruppo più snella e funzionale alle strategie di business, ai clienti e alle sfide del mercato, mutato in maniera radicale nel corso di questo anno caratterizzato dai forti impatti legati al coronavirus”, spiega la compagnia.
Il cda ha nominato Marco Lamola quale vice direttore generale con specifico focus per la rete agenti. A diretto riporto dell’amministratore delegato, oltre a Lamola, proseguiranno a essere i tre vice direttori generali: Nazareno Cerni con la responsabilità dei danni non auto e riassicurazione; Samuele Marconcini con il ruolo di coo al quale riporteranno in aggiunta alle precedenti responsabilità anche i sinistri; e Atanasio Pantarrotas, cfo di gruppo con l’aggiunta della struttura di M&A. “Nell’ottica di una forte crescita interna, adeguamento alle rinnovate esigenze del gruppo e al corretto cambio mix generazionale – sottolinea la compagnia – sono stati inoltre nominati otto nuovi dirigenti, di cui circa il 40% donne e tutti con età inferiore ai 45 anni”.

La liquidazione delle azioni del recesso

Il cda di Cattolica, inoltre, ha “preso atto” dello scarso successo dell’offerta, in opzione ai soci, delle azioni oggetto di recesso, spettante ai titolari di azioni che non avevano concorso all’approvazione della trasformazione da cooperativa a società per azioni. Il board ha pertanto deliberato, “nella prospettiva di una celere definizione del procedimento di recesso”, di procedere direttamente al rimborso mediante acquisto delle azioni detenute dagli azionisti che legittimamente hanno esercitato il diritto di recesso (complessivamente 20.577.624 azioni) e dunque di riconoscere agli stessi il valore stabilito in caso di recesso pari a 5,47 euro per azione, con termine massimo per la liquidazione in favore degli azionisti alla data del 31 gennaio 2021, “utilizzando a tale scopo le riserve disponibili da utili, più precisamente prelevando dalla riserva straordinaria l’importo relativo. La società – precisa la compagnia – si riserva di comunicare nel prosieguo del procedimento le modalità e i termini temporali precisi di regolazione dell’operazione di rimborso mediante acquisto”. Il riacquisto da parte di Cattolica delle azioni oggetto di recesso, corrispondente a un esborso di 112.559.603 euro, avrebbe un impatto peggiorativo sul Solvency II ratio di gruppo pari a circa otto punti percentuali. “Per effetto e all’esito di tale riacquisto, la società verrebbe a detenere n. 27.902.475 azioni proprie, pari al 12,2% del capitale sociale”.
Il cda, inoltre, ha dato mandato all’ad Ferraresi di “verificare la legittimità di talune posizioni di soci oggetto di contestazione nell’ambito della procedura di recesso, per un controvalore massimo di circa 3 milioni di euro, e di valutarne l’eventuale accoglimento, vagliandoli caso per caso, con il conseguente relativo incremento del numero di azioni oggetto di acquisto”.


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