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Retribuzioni in crescita nel 2017, ma non per tutti

Willis Towers Watson prevede un incremento medio del 2,5%: a beneficiarne, tuttavia gli executive e i top manager

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Nel 2017 si assisterà a un crescita media delle retribuzioni del 2,5%. Lo prevede Willis Towers Watson, aggiornando i dati del suo osservatorio sulle politiche retributive. Secondo l’indagine, condotta attraverso l’analisi di 500 aziende di medio-grandi dimensioni, a beneficiare dell’incremento sarà tuttavia una fascia ristretta del management: mentre infatti restano sostanzialmente fermi gli stipendi di fascia media, per executive e top manager è prevista una crescita del 10% annuo. E considerando che si tratta di una base piuttosto ristretta, la performance non produce effetti tangibili sul trend generale.

Il divario fra executive e altri lavoratori è dato soprattutto dai processi in corso di riorganizzazione interna di molte aziende: nonostante la ripresa degli investimenti nelle risorse umane, la crescita degli introiti riguarda soltanto quelle figure ritenute fondamentali per fare la differenza all’interno del business. 

Se cresce la forbice fra executive e dipendenti, buone notizie arrivano dal gap di genere: la distanza nel salario fra uomini e donne, che fino a due anni fa si attestava all’8%, si è oggi dimezzata. Poche differenze anche sui livelli retributivi d’ingresso al mercato del lavoro, misurati a seconda del titolo di studio: chi è in possesso di un master o di un dottorato guadagna infatti circa 32 mila euro lordi all’anno, non molto di più rispetto ai 28-30 mila euro incassati da chi ha una laurea specialistica.

Gli stessi trend emergono anche in Francia, Spagna e Regno Unito: fa eccezione soltanto la Germania, dove è prevista una crescita delle retribuzioni più sostenuta per tutti i livelli. L’unica differenza riguarda le retribuzioni di ingresso, che sconteranno in questi paesi un maggior appiattimento. 

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