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Business continuity, l'indagine di Assiteca promuove le aziende italiane

Aumenta la consapevolezza dei rischi, ma soprattutto le Pmi non dispongono di strategie strutturate per la prevenzione e gestione ex post delle criticità

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In attesa di conoscere, il 21 e 22 novembre prossimi, i risultati completi della survey e i casi di studio delle aziende vincitrici del premio Assiteca (le finaliste sono Abb; Barilla; Nestlè Italia; Prysmian; Seat Pagine Gialle; Skf Industrie; Vestas Nacelles Italia), il broker promotore dell'iniziativa ha reso note le prime evidenze dell'indagine 2012 focalizzata sul tema della business continuity. 

Quest'anno la ricerca, basata su 213 questionari raccolti, si è posta l'obiettivo di indagare le strategie, le procedure e gli strumenti che le aziende italiane utilizzano per analizzare e gestire i potenziali rischi derivanti dall'interruzione dell'attività aziendale. Dai primi dati divulgati emerge una considerevole attenzione da parte delle imprese per la salvaguardia della continuità operativa, ed è interessante notare come tra le principali minacce considerate un livello di rischio medio alto sia attribuito alla possibilità di default di un partner esterno, come fornitori o terzisti (46%), di guasti agli impianti (45%), di crash del sistema informatico (44%) e di interruzione dei trasporti (41%). Queste casistiche vengono approcciate dalle imprese sia attraverso piani di loss prevention volte a mitigare gli eventuali danni, sia mediante la pianificazione di azioni ex-post di ripristino dell'attività. Si tratta di funzioni tipicamente assorbite, a livello di management, dall'area Amministrazione e Finanza - da cui proviene la maggioranza dei rispondenti all'indagine - mentre figure appositamente dedicate alla gestione dei rischi si rintracciano quasi esclusivamente all'interno di grandi gruppi imprenditoriali.

L'analisi si è focalizzata in particolare sulla capacità delle aziende di mappare e quantificare l'impatto di potenziali scenari di rischio sui processi chiave e sulla dotazione di piani e strumenti idonei alla gestione continuativa dell'operatività in una prospettiva strategica. Su questo fronte si segnala una sostanziale carenza specialmente tra le piccole e medie imprese non sufficientemente attrezzate attraverso supporti formali o processi strutturati sia a livello di business impact analysis, sia per la fase di pianificazione delle attività (business continuity planning). In sostanza, soprattutto per le imprese di minori dimensioni, l'interesse rispetto a queste tematiche rimane ancora spesso legato ad attività di supporto informali e destrutturate prive di un approccio complessivo e sinergico.

Le aziende che invece redigono piani dedicati dimostrano di farlo in modo completo ed efficiente prevedendo non solo procedure, ruoli e responsabilità, ma anche elementi come una politica di comunicazione ad hoc da implementare durante la crisi e lo stanziamento preventivo di risorse economiche dedicate.

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