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Rischi politici e terrorismo, ecco la mappa di Aon

Secondo le edizioni 2016 della Political Risk Map e della Terrorism & Political Violence Map le aziende devono avere chiara la loro esposizione al rischio

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C’è chi scende e c’è chi sale: rispetto alla situazione politica del 2015, in 8 Paesi (Cina, Etiopia, Iran, Haiti, Jamaica, Nepal, Pakistan e Serbia) vi è stato un upgrade, ovvero una riduzione del rischio politico. Mentre in altri 4 Paesi (Capoverde, Micronesia, Filippine, Suriname) si registra un downgrade, quindi aumento del rischio politico.

È quanto emerge dalle edizioni 2016 della Political Risk Map e della Terrorism & Political Violence Map di Aon. Nello specifico, la mappa su tensioni o criticità di natura politica, attraverso aggiornamenti trimestrali, consente agli utenti di tracciare i potenziali rischi a cui potrebbero andare incontro nei loro investimenti. E le aziende possono trovare informazioni relative alla situazione politica di 162 economie emergenti, con una rappresentazione storica di 9 macro rischi: classificati secondo una scala composta da 6 gradi (trasferimento valutario, rischio legale e normativo, interferenza politica, violenza politica, mancato pagamento sovrano, interruzione della supply chain, difficoltà di fare impresa, vulnerabilità del settore bancario, non attrattività del sistema fiscale).

Anche perché, secondo Aon, proprio nel contesto economico attuale, caratterizzato da grande dinamicità, “le aziende devono avere una visione chiara e totale della loro esposizione al rischio politico nei mercati emergenti e al rischio del terrorismo nei Paesi in cui intendono espandere il proprio business”.

La mappa dei rischi politici

Nelle principali economie emergenti la fotografia è diversificata. In Asia, la situazione è caratterizzata dal maggiore numero di cambiamenti rispetto al 2015, registrando una notevole diminuzione del rischio politico. Nel dettaglio, lo scorso anno in Cina, l’implementazione di politiche anti-corruzione e riforme economiche hanno portato a un abbassamento del livello generale di rischio politico. Tuttavia, secondo il report, il rallentamento della crescita dell’economia cinese pone interrogativi sulla stabilità macroeconomica della seconda economia mondiale.  L’implementazione degli accordi del Joint comprehensive plan of action hanno portato a una graduale riduzione del rischio paese anche in Iran: e ciò grazie alla sospensione di numerose sanzioni.

  In chiave futura, però, i livelli di political risk nel Paese rimangono legati all’implementazione di riforme economiche e politiche e al rispetto dell’accordo sul nucleare. Passando al Brasile, la più grande recessione dal 1930 della più importante economia dell’America Latina pone problemi alla stabilità macroeconomica del Paese con potenziali effetti di contagio regionali. Infine, per quanto concerne i Paesi produttori di petrolio, senza indizi concreti di rialzo dei prezzi del petrolio, anche nel 2016 continueranno le difficoltà per gli Stati  che fondano la loro economia sull’export di questa commodity, con aumento dei rischi di mancato pagamento sovrano e trasferimento valutario. Inoltre, i livelli di violenza politica rimarranno elevati nel corso dell’anno e tale situazione causerà un aumento del flusso dei rifugiati.  

Aumentano i rischi legati al terrorismo

Accanto alla mappa relativa ai rischi politici, viene presa in considerazione anche la cosiddetta terrorism & political violence map, stilata da Aon e Risk Advisory group, attraverso i loro studi. Qui ad ogni Paese si assegna un punteggio su una scala da uno a cinque, che riflette la gravità del rischio. I punteggi sono il risultato della valutazione di una vasta gamma di rischi e di variabili politiche, tra cui terrorismo e sabotaggio, tumulti, scioperi, sommosse civili e danno volontario, insurrezione, rivoluzione, ribellione, ammutinamento, colpo di Stato, guerra e guerra civile. L’unione di queste variabili poi si traduce in un punteggio totale. Vengono messi in evidenza poi i prodotti assicurativi dedicati a questi rischi, in modo da permettere alle imprese di identificare i rischi specifici che devono essere tenuti in considerazione nel portare avanti il proprio business.

In particolare, la mappa del 2016 registra elevati livelli di rischio di terrorismo e violenza politica, con una crescita in 18 Paesi ed una riduzione in 13. Per la prima volta, dall’inizio della raccolta di dati nel 2007, si assiste in Occidente ad un aumento delle sparatorie contro civili rispetto al numero di bombardamenti. Lo Stato Islamico rappresenta la maggiore minaccia e domina molti dei risultati della mappa di quest'anno, con gli attacchi registrati negli Stati Uniti, in Francia, Turchia e Belgio. Un altro elemento che contribuisce all’aumento dei livelli di rischio è rappresentato dai disordini civili, derivanti dalle migrazioni europee  e  dalla crescente influenza dei partiti estremisti. "Le minacce evidenziate nella mappa dovrebbero incoraggiare le imprese internazionali ad adottare un approccio più strategico di gestione del rischio per limitare l'impatto degli attacchi ai dipendenti e alle attività. Capire come sono esposti al pericolo è la chiave per il raggiungimento di questo risultato”, ha evidenziato Scott Bolton, director in crisis management di  Aon Risk Solutions.







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