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Tossinfezioni: cosa sono e quali le soluzioni assicurative a tutela

Nell’industria alimentare e cosmetica la contaminazione può avvenire in fase di produzione, di conservazione o di confezionamento. In questo ambito, le polizze di responsabilità civile sono utili per tutelare il consumatore, ma per coprire le spese di recall e di comunicazione le aziende si devono dotare di una assicurazione tampering - SECONDA PARTE

Tossinfezioni: cosa sono e quali le soluzioni assicurative a tutela hp_vert_img
Le polizze tampering servono a coprire il rischio derivante dall’alterazione di prodotti alimentari, ma anche di cosmetici o farmaceutici. Tale alterazione può essere causata dolosamente, per screditare l’azienda che ne è vittima, e prevede di solito un vero e proprio ricatto nei confronti di un’industria alimentare, attuato attraverso la minaccia di sabotaggio dei suoi prodotti. 
Questo genere di contaminazioni dolose era un tempo abbastanza ricorrente e si faceva risalire ai difficili rapporti esistenti tra le aziende e i loro dipendenti, oppure tra competitor.
La polizza copriva quindi la presunta, minacciata o reale manipolazione del prodotto assicurato da parte di terzi (inclusi i dipendenti), attuata con l’intenzione di rendere il prodotto pericoloso per la salute del consumatore, causando quindi la perdita di credibilità da parte dell’azienda produttrice, con le conseguenze che ciò può comportare. 
Oggigiorno, le contaminazioni dolose o malicious tampering costituiscono casi sporadici: è infatti la contaminazione accidentale o accidental tampering a preoccupare di più le aziende produttrici.
L’eventualità che l’alimento venga accidentalmente in contatto con una sostanza in grado di inquinarlo e renderlo nocivo è infatti assai presente, perché questo rischio è riscontrabile lungo tutta la filiera alimentare, dall’azienda agricola alla tavola, e rende necessari interventi di prevenzione e controllo continui e accurati. 
E pensiamo anche al fatto che la globalizzazione può determinare oggi l’uso di componenti che possono provenire da paesi nei quali i controlli sono assai meno rigorosi che in Europa e in Italia, perché la normativa locale è assai differente. 

Le contaminazioni da imballaggio
Certe contaminazioni possono poi avvenire nella fase di confezionamento, sia perché i materiali utilizzati non sono adatti all’uso alimentare o non seguono i dettami previsti nel nostro paese, o semplicemente a causa di rotture e difetti, che rendono la confezione inadatta allo scopo.
Un esempio tipico è costituito dall’alluminio, che è uno dei tanti metalli la cui pericolosità per la salute umana è da tempo riconosciuta. 
L’alluminio interferisce con diversi processi biologici e può indurre numerosi effetti tossici negli organi umani. Si tratta di un metallo che ha una biodisponibilità piuttosto bassa nei soggetti sani che lo assumono oralmente, ma la dose assorbita ha una certa capacità di accumulo. Così, poiché la sua eliminazione avviene essenzialmente tramite i reni, si verificherà un maggiore bioaccumulo e una maggiore tossicità nei soggetti con problemi di funzionalità renale e, come spesso accade, nei bambini e negli anziani.
L’essere umano e gli animali sono esposti attraverso la contaminazione del cibo che ingeriscono e per contatto, ad esempio tramite gli utensili per la cottura o gli imballaggi che contengono il cibo stesso. Se questo metallo viene a contatto con materiali acidi, la sua tossicità aumenta notevolmente e colpisce il sistema muscolo-scheletrico e il cervello, causando debolezza muscolare, dolore alle ossa, osteoporosi, alterazioni fetali, ritardo della crescita nei bambini e alterazioni della funzione riproduttiva maschile.
Ma non è tutto: analoghi problemi sono riscontrabili anche in altri materiali comunemente utilizzati per il confezionamento alimentare, come quelli plastici.

I limiti di una copertura da responsabilità civile
Dunque, una volta riscontrato negli alimenti posti in circolazione un problema di tossicità, la legge impone agli operatori del settore alimentare di informare i propri clienti e di ritirare i relativi prodotti dal mercato. Se il prodotto fosse già stato venduto, è obbligatorio provvedere al richiamo, informando i consumatori di quali siano i prodotti a rischio, anche mediante appositi avvisi nei punti vendita.
Il produttore deve anche dare notizia del richiamo nella specifica area dedicata all’interno del portale del ministero della Salute. La pubblicazione del richiamo nel portale internet del ministero è a cura della Regione competente per territorio, che lo riceve direttamente dall’operatore, previa valutazione della Asl. È importante tenere conto del fatto che sono autentici e assolvono agli obblighi di informazione ai consumatori soltanto i richiami (e le loro eventuali revoche) pubblicati sul portale del ministero della Salute. 
La tradizionale polizza di responsabilità civile del prodotto difettoso non è in grado di risolvere il problema causato agli operatori del settore alimentare dalla necessità di provvedere al ritiro dei loro prodotti. Essa copre infatti i danni eventualmente causati ai consumatori, ma non tutela la solidità finanziaria dell’azienda produttrice con una copertura che assicuri le spese sostenute direttamente. È qui che entra in gioco l’assicurazione tampering. 

La polizza tampering copre i costi di recall
La polizza tampering copre le spese sostenute dal produttore per effettuare operazioni di ritiro che potrebbero comportare costi molto elevati e conseguenze economicamente pesanti. È infatti vitale che l’azienda reagisca prontamente alla necessità di ritirare un suo prodotto, definendo un piano specifico, sia per il ritiro che per la gestione della crisi, salvaguardando la propria continuità produttiva e la reputazione del brand
Le principali coperture prestate dalla polizza tampering, quindi, comprendono il rimborso delle spese necessarie nelle fasi precedenti e seguenti la crisi e quelle sostenute per contrastare gli effetti dell’eventuale pubblicità negativa generata dall’evento dannoso.
Sono inoltre coperti i costi affrontati per il ritiro dei prodotti difettosi, per le informazioni fornite ai consumatori ed eventualmente anche per la redistribuzione di nuovi prodotti integri. È anche possibile coprire la perdita di profitto originata dalla contaminazione e molte compagnie di assicurazione mettono a disposizione degli assicurati un vero e proprio gruppo di esperti, specializzati nella gestione della crisi che un evento di contaminazione del prodotto può determinare. 
Come sempre, ciò che conta per l’acquisto di questo tipo di polizze specialistiche è la quantità di informazioni che l’azienda produttrice fornisce al sottoscrittore all’atto della stipula, compilando il relativo questionario. La valutazione di questo rischio può essere infatti assai complessa e dipende dalla diffusione del prodotto contaminato e dalla tracciabilità dei flussi distributivi. 
Insomma, è necessario che il sottoscrittore comprenda pienamente il funzionamento dell’intera filiera produttiva, non solo per poter valutare il rischio, ma anche per poter consigliare all’azienda stessa l’approccio più idoneo alla sua gestione. Scoprire l’origine della contaminazione e intervenire con rapidità e precisione su di essa è cosa assai complessa e può comportare il coinvolgimento di molte risorse e costi notevoli.

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