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Digital, la compliance non ostacoli l'innovazione

In uno studio di Cetif e Crif, nove istituzioni finanziarie parlano di strategie e investimenti per l'evoluzione tecnologica

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Clienti sempre più informati (e sempre più social), che sono pronti a utilizzare tutti i canali a loro disposizione; analytics, blockchain, IoT; nuovi competitor; fintech e insurtech; ma anche la normativa che accompagna e talvolta anticipa i cambiamenti: questi i punti fermi della trasformazione digitale attorno cui si concentra il lavoro di Cetif, in collaborazione con Crif. Compliance for digital: tra obblighi regolamentari e spinte all'innovazione è la ricerca condotta dal Business Compliance Hub di Cetif, di cui sono stati presentati i risultati relativi all'ultimo trimestre del 2017. 

Sono state coinvolte nove istituzioni finanziarie, Assimoco, Bper, Cattolica, Cargeas, Cnp Unicredit Vita, Credem, Itas Mutua, Mediolanum e Reale Mutua, che si sono confrontate in due tavoli di lavoro, che hanno riguardato gli scenari regolamentari e gli impatti sulla compliance, governance e sull'organizzazione; il confronto sui rischi e le opportunità della trasformazione digitale; il trattamento dei dati, gli impatti e le novità del Gdpr, in termini di ruoli, responsabilità e processi.

Dalla ricerca è emerso che circa il 30% del budget dedicato alla sicurezza dell'IT sarà destinato all'adeguamento Gdpr: nel dettaglio, gli investimenti più rilevanti riguardano data mapping, software per la data loss prevention, anonimizzazione e simulazioni di data breach. 
Infine, uno dei possibili ostacoli a un'evoluzione corretta della compliance, secondo gli operatori coinvolti, è la sottovalutazione di quello che viene definito come rischio di non fare, cioè non poter prendere decisioni corrette e tempestive. 

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