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Mossino: “Basta personalismi, ci serve un progetto condiviso”

Tornato di recente alla guida del Gruppo Agenti Ga-Sai, Jean François Mossino ha anche un importante ruolo internazionale all’interno del Bipar, e il suo nome circola con insistenza per la prossima presidenza Sna. In questa intervista esclusiva la sua analisi ‘tocca’ tutti i temi ‘caldi’ del settore, con qualche rivelazione e molti approfondimenti

Mossino: “Basta personalismi, ci serve un progetto condiviso”
E’ una sorta di ‘ritorno al futuro’ quello degli agenti Sai, che nel congresso di Sirmione dello scorso ottobre hanno chiesto al loro ‘vecchio’ condottiero, Jean François Mossino, di tornare in sella dopo le dimissioni di circa un anno e mezzo prima, e di guidarli nei prossimi mesi e anni, che saranno certamente decisivi sia sul fronte delle scelte di categoria (a gennaio ci sarà il congresso Sna), sia sul fronte dei rapporti con la mandante Fon-Sai, al centro di complesse vicende di mercato. Mossino, francese di nascita e piemontese d’adozione,  ha 53 anni, di cui ben 36 trascorsi nel mondo assicurativo: gestisce a Caluso, nel torinese, l’agenzia di famiglia insieme al fratello, ed è certamente fra gli agenti assicurativi oggi più noti e carismatici. Rappresentante attivo del Bipar (Bureau international des producteurs d'assurance et de réassurance), il presidente di Ga-Sai si candiderà alla guida del sindacato? E cosa si aspetta per il futuro degli intermediari di assicurazione? Abbiamo provato a chiederglielo…..

Presidente Mossino, diciamolo subito: si candida alla guida dello Sna?

Guardi, oggi non sono in grado di darle una risposta. Credo che in questo momento nello Sna ci si dovrebbe impegnare, tutti insieme, per individuare risposte su “che cosa fare” e, soprattutto, “come” farlo.  Solo dopo si potrà decidere a “chi” affidare un simile mandato.
Alla categoria serve più che mai un sindacato forte, coeso e proiettato al futuro.
Al momento emergono invece differenti “anime” nello Sna, che alimentano correnti più o meno nuove, un po’ troppo incentrate sulle persone. Non è la direzione giusta secondo, me e non intendo partecipare a questo tipo di competizione, dannosa per l’istituzione, per la categoria e per l’intero sistema.

Innovazione quindi: ma non è, quella di immobilismo, una delle accuse che vengono rivolte al vecchio gruppo dirigente, di cui lei faceva parte?

Le accuse non sono sempre fondate e chi le fa non è sempre obiettivo. Certamente anch’io avevo altre idee per lo Sna - e molte sono note - ma in democrazia si deve rispettare la maggioranza. Sono assolutamente convinto che si debba pensare al congresso del 2012 come a un nuovo momento davvero fondante, in cui porre le basi per il futuro della categoria. Credo che l’agente di assicurazione e la sua organizzazione abbiano importanti opportunità da cogliere, nonostante la crisi mondiale e la radicale trasformazione della distribuzione assicurativa. A gennaio dovremo fare lo sforzo di guardare avanti e non farci troppo condizionare dal passato (anche recente), dovremo avere attenzione per il mondo che ci circonda come parte integrante della nostra vita professionale e non essere troppo autoreferenziali, dovremo pensare alla grande comunità di 20.000 agenti di assicurazione (purtroppo lontani dalle attività e dal confronto in Sna) e ai 200.000 collaboratori di agenzia invece di concentrarci su un numero molto limitato di colleghi che –da troppi anni – continuano a voler “essere” il sindacato. In questi ultimi tempi cito spesso Einstein, che  diceva: “la follia consiste nel continuare a fare sempre le stesse cose e sperare di ottenere un risultato diverso”.

Presidente, da tanti anni si parla ormai di fusione tra Sna e Unapass: poi, però, non ci si arriva mai. Di chi è la colpa?

In passato ho lavorato molto, su mandato del presidente Sna, per arrivare all’unificazione con Unapass. Ci ho creduto molto, come continuo a credere che sia importante arrivare a costituire un’unica rappresentanza degli agenti. Non è stato possibile. Sicuramente quando un obiettivo non viene raggiunto, la responsabilità va sempre divisa tra le parti in causa: io, come ex vice presidente Sna, affermo senza remore che noi potevamo e dovevamo fare meglio e di più.

Cosa ne sarà degli incarichi che riveste in Europa, ossia presidente delle associazioni europee degli agenti e membro del comitato di b1884c5a-8c46-414e-8ca1-ab2c3e746a45presidenza del Bipar?

Questi due incarichi sono legati alla persona, peraltro senza scadenza; non sono riconosciuti alla rappresentanza italiana. Sono frutto di sei anni di lavoro insieme alle altre 50 associazioni di intermediari, di 32 paesi, che mi hanno eletto all’unanimità. Ma posso rivestirle solo in quanto rappresentante di un’ associazione nazionale di agenti.
La responsabilità di mantenere queste due posizioni strategiche, in particolare negli anni in cui l’Europa traccia le sorti della distribuzione assicurativa, va quindi al futuro presidente Sna, che designerà il collega (anche esterno all’esecutivo nazionale) deputato all’area internazionale.
Se questa delega passerà in capo ad altri, quelle due posizioni verranno rivestite da un altro collega europeo, le cui attitudini e peculiarità siano conosciute e apprezzate dopo qualche anno di attività nel Bipar.    

Lei è di nuovo, dopo una parentesi legata diciamo ad un ‘conflitto di interesse’ proprio rispetto alle sue vesti di sindacalista, presidente di un importante gruppo aziendale come Ga-Sai. Oggi i gruppi agenti non rischiano di essere visti un po’ come sostitutivi rispetto al sindacato?

Certamente no, sono livelli diversi, entrambi indispensabili. I gruppi agenti hanno un ruolo molto importante nella trattativa e nelle relazioni con le singole compagnie. Ma è fondamentale un’associazione generalista forte, capace di cogliere e rappresentare le esigenze a livello di sistema, concertare con le altre istituzioni del Paese le regole e le attività più appropriate per uno sviluppo armonico e virtuoso dell’assicurazione in Italia, anticipando e gestendo il cambiamento. E’ proprio il futuro lo snodo: capire per tempo le conseguenze di ciò che sta per succedere tanto sul piano normativo, quanto di evoluzione, del mercato e del consumatore.
In questi giorni leggo molti proclami, parte dei quali mi sembrano fuori dalla realtà …e dal tempo (quello che viviamo e quello che verrà).

La rete degli agenti Sai quanto è ramificata sul territorio, e quali strade intendete percorrere per restare davvero al centro del business dell’intermediazione assicurativa?

Siamo 1.300 agenti (su un totale di oltre 3.000  del gruppo Fondiaria-Sai) presenti ovunque sul territorio nazionale. La risposta della compagnia al nostro ultimo congresso è stata chiara: intende rimanere leader nella Rc auto ma ritiene indispensabile mettere in campo, insieme agli agenti, una strategia condivisa e strumenti efficaci per crescere anche in altri Rami oggi sottostimati.
Noi siamo consapevoli che sull’auto le agenzie potranno competere sempre meno sul prezzo e sempre più per la qualità e la quantità di servizi (pre e post vendita) che la compagnia e gli agenti dovranno sviluppare per distinguersi dai competitori non professionali che si affacciano al mercato in maniera agguerrita e capillare.
Sotto questo aspetto il Ga-Sai ha fatto importanti investimenti negli ultimi 7 anni, implementando un sofware di proprietà degli agenti, finalizzato a ottimizzare tempi e costi nei processi gestionali e amministrativi dell’agenzia e, soprattutto, per fare importanti attività che favoriscano lo sviluppo delle vendite e la fidelizzazione del cliente.
Di recente abbiamo implementato il programma con un’innovativa tecnologia che permetterà alle agenzie di comunicare e interagire con i clienti in maniera eccezionale e davvero inedita.
Particolarmente ricco anche il programma, passato e futuro, di progetti operativi e laboratori finalizzati ad accompagnare le agenzie nell’inevitabile processo di cambiamento.

Non rischiate di entrare in conflitto aperto con i broker?

Mi pare che oggi la differenza tra agenti e broker sia nella maggior parte dei casi più formale che di sostanza.
Dovremmo invece guardare con attenzione alle insistenti proposte dell’Europa nella revisione della Direttiva, che vorrebbe distinguere in maniera netta l’intermediario indipendente che si fa remunerare dal cliente (di cui è mandatario, quindi il broker) da quello che invece potrà continuare ad essere remunerato dalle compagnie da cui riceve il mandato (quindi l’agente).
Naturalmente ogni realtà nazionale ha le proprie peculiarità e mi sembra ancora lontano il giorno in cui raggiungeremo un’effettiva uniformità a livello continentale.
Spesso al cliente importa poco che tu sia broker o agente: gli interessa cosa proponi, che ti preoccupi di lui e lo tuteli effettivamente, che lo aiuti a proteggere efficacemente la sua persona, la famiglia, il patrimonio e la sua attività. Per il momento oltre l’80 % degli italiani continua a preferire l’agente.

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