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I broker alla prova dell'intelligenza artificiale

Si iniziano a vedere i vantaggi che l’AI sta portando nel settore assicurativo, ma oltre alle opportunità ci sono implicazioni etiche e di sostenibilità: un tema complesso a cui Aiba ha dedicato il suo convegno annuale

I broker alla prova dell'intelligenza artificiale
Nel settore assicurativo l’impiego dell’AI è agli inizi, ma già si intravedono i segni del cambiamento portato dalla sua introduzione. E i broker sono certamente tra gli attori del mercato che possono osservare i quotidiani progressi di questa rivoluzione. Per questo motivo Aiba ha dedicato proprio all’intelligenza artificiale il suo convegno annuale, svoltosi a Roma, dal titolo L’evoluzione del broker nell’era dell’AI: potenzialità, etica, e sviluppo sostenibile.  “Quella dell’intelligenza artificiale – ha spiegato in apertura il presidente di Aiba, Flavio Sestilli (nella foto) – è una rivoluzione che si sta sviluppando intorno all’enorme capacità di generare dati: ampia i nostri orizzonti ma è importante anche tenere al centro le relazioni umane”.

Sestilli ha citato uno studio di McKinsey secondo cui l’AI generativa produrrà sull’economia mondiale un impatto stimato tra il 2,6 e i 4,4 migliaia di miliardi di dollari all’anno (molto più del Pil italiano). Un secondo studio menzionato dal presidente di Aiba è quello del Politecnico di Milano, che ha calcolato come il mercato dell’intelligenza artificiale sia cresciuto del 52% nel 2023, con sei grandi imprese italiane su dieci che hanno già avviato almeno un progetto di sviluppo in tale direzione.

Le regole per l’AI

Proprio per inquadrare il quadro regolamentare attorno all’intelligenza artificiale è stato inviato a intervenire il consigliere di Ivass, Riccardo Cesari, che ha fatto il punto sugli impatti di natura normativa intorno all’AI. “Una tecnologia capace da sola di imparare e di decidere con auto-apprendimento e auto-adattamento in tutti i settori sociali – ha spiegato – richiede un’esplicita regolamentazione armonizzata e trasversale, come quella contenuta nell’AI Act",

Anche per le compagnie “il ruolo dell’intelligenza artificiale deve essere a supporto le persone e non in loro sostituzione”, ha ribadito nel suo intervento la presidente di Ania, Maria Bianca Farina, la quale ha ricordato “la crescita esponenziale degli investimenti in questo settore e dei valori di Borsa. Ci sono pochi dubbi – ha aggiunto – sul fatto che l’AI continuerà a progredire rapidamente. Non dobbiamo approcciare con paura quello che è nuovo. L’era dell’AI è già in campo: sta a noi garantire che porti prosperità per tutti”.

I pregiudizi degli algoritmi

Parallelamente alle opportunità, tuttavia, durante il convegno di Aiba è anche sottolineato come sia necessaria un’attenta valutazione dei rischi e delle implicazioni connesse con questa tecnologia. Di questo ha parlato nello specifico, nel suo keynote speech, la professoressa Tiziana Catarci, direttrice del dipartimento di Ingegneria informatica, automatica e gestionale “A. Ruberti” presso l’università La Sapienza di Roma. “I sistemi di apprendimento automatico – ha detto – si basano su dati creati dagli esseri umani. Ciò significa che qualsiasi pregiudizio, conscio o inconscio, in loro è incorporato negli algoritmi e a volte anche amplificato. Gli algoritmi, in altre parole, anche se neutri, riproducono e aumentano le disuguaglianze o la discriminazione esistenti: di genere, di etnia, culturali, sociali”.

Come fidarsi, dunque, della tecnologia? Secondo Catarci, sono fondamentali consapevolezza e formazione. “Insieme alle competenze digitali, è necessario sviluppare gli strumenti cognitivi per discernere l’informazione attendibile e analizzarla in modo critico e responsabile”.

Questi spunti di riflessione sono stati poi approfonditi in una tavola rotonda a cui hanno partecipato Fausto Parente, executive director di Eiopa, Umberto Guidoni, co-direttore generale di Ania, Lorenzo Maternini, co-founder e vice presidente di Talent Garden, oltre al padrone di casa, Sestilli.

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