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“Imbarazzi” di governo

Ben 341 mila lavoratori che nel 2015 hanno beneficiato degli “80 euro in busta paga” dovranno oggi restituire in un’unica soluzione quanto indebitamente percepito, non avendo gli stessi superato nel corso dell’anno la soglia minima di reddito per poter accedere al bonus (8.000,00 euro).

La notizia è di qualche giorno fa e, a quanto pare, l’imbarazzo del governo è grande, tant’è che il ministro Padoan starebbe studiando una soluzione che consenta a quei cittadini (che più di altri necessitano di un sostegno economico) di poter trattenere il bonus o quantomeno poter rateizzarne la restituzione.

Non meno imbarazzanti per il governo, invero, risultano anche le statistiche sulla precarietà pubblicate nel mese di maggio da INPS e da cui emerge come, nel primo trimestre del 2016, le nuove assunzioni a tempo indeterminato siano diminuite in modo apprezzabile rispetto al medesimo periodo di riferimento nel 2015. Tali dati parrebbero dimostrare, infatti, che il “boom” registrato nello scorso anno è stato favorito dalla previsione di un generoso esonero contributivo in favore dei datori; e ancora, tali dati provano che, a fronte del venir meno del beneficio fiscale per le assunzioni che interverranno nell’anno in corso (lo sgravio è stato infatti riproposto, ma in misura notevolmente ridotta, nell’ultima legge di stabilità), l’introduzione del contratto a tutele crescenti non ha ancora sortito alcun effetto in termini occupazionali.

Potremmo dunque dire (questo sì, senza alcun imbarazzo) che due delle misure maggiormente rivendicate dal governo si sono risolte esclusivamente in un danno per i lavoratori (i quali, con l’approvazione del jobs act, potranno contare su di una tutela molto ridotta) e, addirittura, in una beffa per alcuni tra i percettori degli 80 euro in busta paga (cioè quelli che più ne avevano bisogno e che ora devono restituire quanto percepito).

D’altro canto non potremmo neppure ignorare come il governo abbia comunque investito risorse, vuoi per gli sgravi fiscali in favore dei datori vuoi per gli 80 euro in busta paga, e ciò a dimostrazione che uno spazio di manovra fiscale vi è pur sempre anche tra i sempre più angusti vincoli di bilancio. Verrebbe cioè da dire che “il governo del fare” ha fatto, ma avrebbe potuto fare molto meglio. Soprattutto sarebbe ora di mettere da parte quella retorica, ormai in voga da molti anni, secondo cui la crisi dello Stato sociale sarebbe ineluttabile. E infatti, per quanto le risorse disponibili possano risultare insufficienti, chi governa dovrebbe intanto sforzarsi di utilizzarle in modo equo e lungimirante, definendo con chiarezza e razionalità gli obiettivi. Ma l’esperienza suggerirebbe di abbandonare ogni speranza…  



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