Insurance Trade

Un bollino blu per gli assicuratori

La qualità, si sa, conta. Nei prodotti che compriamo tutti i giorni, nei fornitori di una grande azienda, nei servizi che i consumatori si aspettano di ricevere. A livello assicurativo, a partire dalla prima direttiva sull’intermediazione e via via crescendo, ogni Paese ha cercato di armonizzare la normativa regolamentando, tra le varie cose, i requisiti professionali degli intermediari. Sono state poste barriere all’ingresso e obblighi periodici, che spesso però non sono sinonimo di professionalità e, appunto, di qualità nella consulenza offerta.

In Inghilterra, oltre ai controlli formali della Financial Conduct Authority, un altro organismo è da sempre riconosciuto dal mercato come simbolo di eccellenza: il Chartered Insurance Institute. L’ente, oltre a svolgere un importante ruolo nella formazione dei professionisti del settore, rilascia delle certificazioni valide a livello internazionale sia alle persone fisiche che giuridiche. E per cercare di capire se queste “etichette” siano effettivamente sinonimo di qualità, negli ultimi quattro anni il CII ha condotto un sondaggio tra le piccole-medie imprese d’oltremanica per avere un riscontro oggettivo.

Si è soliti dire che è difficile valutare l’operato del proprio assicuratore, fino al momento in cui accade un sinistro. Attraverso la survey il CII ha quindi dovuto prima di tutto identificare quattro criteri di valutazione: il livello di fiducia trasmesso, il servizio offerto (dalla fase di contatto a quella di post-vendita), la capacità di trovare coperture assicurative adeguate, la chiarezza e la puntualità delle informazioni nel rapporto con il cliente.

Le domande avevano l’obiettivo di focalizzare l’attenzione sul fatto che le compagnie e gli intermediari con il “bollino blu” del CII sono in grado di soddisfare maggiormente le esigenze dei clienti rispetto agli altri competitor: è così emerso, per esempio, che per quanto riguarda la capacità di trovare soluzioni assicurative ottimali le società accreditate hanno un rating superiore del 10% rispetto alle altre; mentre la sicurezza trasmessa durante l’intero arco del rapporto è maggiore del 12%.

Dati interessanti, che creano un gap tra quegli operatori che investono nella formazione e nella specializzazione e gli altri. Ma accedere al CII non è semplice, soprattutto per le società. Che devono accertare che una percentuale maggioritaria dei propri dipendenti abbia raggiunto e mantenga nel tempo gli standard di professionalità richiesti dall’organismo di certificazione.

Le società approvate dal CII, che possono fregiarsi del logo dell’ente, possono essere ben orgogliose dello status acquisito, soprattutto a valle delle risposte dei clienti. La qualità paga, quindi. Sulla scia di quanto accaduto in altri settori, dove pian piano solo i player più accreditati possono continuare a operare. Gli altri, per la dura legge del mercato (o per la legge di sopravvivenza), saranno portati a “estinguersi”.

Un messaggio chiaro, che lega inscindibilmente i concetti di professionalità e approfondimento costante a quello di qualità. E’ questo quello che i clienti cercano. E’ questa la strada nella quale le compagnie, e ancor più gli intermediari, devono investire per differenziarsi.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

I più visti