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Compagnie alla ricerca di investimenti alternativi

È sempre più evidente la diversificazione del portafoglio degli investitori istituzionali

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Le compagnie assicurative, a livello mondiale, faranno sempre maggiore ricorso agli Exchange traded fund (Etf) per raggiungere un'esposizione più liquida e meno costosa. Se i margini di rendimento degli investimenti classici a lungo termine delle compagnie (obbligazioni) diminuiscono e i costi di attività continuano ad aumentare, le imprese si vedranno costrette a interrompere l'offerta di alcune linee di prodotto, con una scelta più ridotta per il consumatore. 
È quanto prevede Blackrock, una delle principali società di investimento al mondo con oltre 4000 miliardi di dollari di massa gestita e con partecipazioni importanti anche in Italia (Generali, Telecom ecc.). Nell'Outlook 2014 sul settore assicurativo, Blackrock prevede che le compagnie riesamineranno l'esposizione dei loro portafogli d'investimento, spostandosi su nuovi strumenti finanziari, meno tradizionali, come appunto Etf, infrastrutture, fondi di investimento per piccole e medie imprese e attivi bancari. Solo così le assicurazioni potranno affrontare un contesto di mercato caratterizzato da tassi di interesse bassi, dai cambiamenti normativi (si pensi a Solvency II) e dall'innalzamento dei costi.

Inedite strategie
Si tratta di un fenomeno già in corso, ma del tutto inedito per il settore assicurativo abituato a investire in strumenti che garantiscono flussi di cassa prevedibili a copertura degli obblighi nei confronti dei sottoscrittori: parliamo ovviamente dei titoli di Stato e delle obbligazioni tradizionali che, da qualche anno, hanno mostrato volatilità, o rendimenti al di sotto della sufficienza.
Negli ultimi tre anni, Blackrock ha visto quintuplicare le masse di denaro gestito per conto di compagnie di assicurazione in strumenti alternativi. Un recente studio, condotto tra 20 primarie compagnie assicurative con un patrimonio di 2.000 miliardi di dollari ha rivelato che il 60% intende aumentare l'allocazione al settore immobiliare, il 50% prevede di investire maggiormente in asset quali le infrastrutture, e un terzo intende aumentare l'esposizione verso il private equity. È il segno che le imprese, alla ricerca di rendimenti più alti per coprire le passività, sono più propense a rischiare e diversificare il portafoglio su strumenti illiquidi.

Normative delocalizzate
Sullo sfondo, come si diceva, c'è la normativa che cambia. Da un lato, in Europa e negli Stati Uniti le compagnie di assicurazione dovranno aggiornare i propri sistemi di gestione del rischio e ampliare il personale specializzato per far fronte ai crescenti requisiti normativi, dall'altro però, in Asia è in atto una deregolamentazione del settore che spinge invece all'investimento diversificato in quelle zone. Questo mix di nuovo uso del capitale e ridefinizione della compliance saranno condizioni determinanti per l'andamento dell'attività assicurativa a livello globale".

È iniziata l'exit strategy?
D'altra parte, secondo la società italiana di consulenza MoneyFarm, da quando è iniziata la crisi finanziaria, occuparsi di obbligazioni significa "fare i conti con un'ampia gamma di esperimenti monetari" i cui effetti sono tuttora difficili da inquadrare. La lentissima ripresa del 2013 ha posto la questione su come uscire da alcune pratiche, per esempio il quantitative easing della Fed o i tassi di interesse tenuti artificialmente prossimi allo zero dalle banche centrali, senza "farsi troppo male".
Tra gli investitori, tra cui le assicurazioni, commentano gli analisti di MoneyFarm, serpeggia nervosismo perché esistono contemporaneamente "ottime ragioni sia per tenere tassi bassi più di quanto mai visto in precedenza, sia per agevolare una normalizzazione". Gli assicuratori e i mercati in generale si domandano se uscire dalle obbligazioni tradizionali, cercando rendimenti più appetibili, o restare esposti su strumenti che, a questo punto, dipendono dalle decisioni delle banche centrali rese ancora più protagoniste dalla crisi.
Anche in questo caso, il mondo è globalizzato, ma non uguale. Mentre negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Giappone, la cosiddetta exit strategy di Fed, Bank of England e dell'omologa giapponese (la BoJ) è già avviata, in Europa permangono difficoltà. Certamente, conclude un report di MoneyFarm, "la normalizzazione sui mercati obbligazionari sarà un lungo percorso e non mancheranno fasi in cui dati di inflazione bassi e tensioni sui mercati faranno ripartire la corsa alle obbligazioni".

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